L’UMP: partito rivoluzionario?

Pubblicato il 16 Febbraio 2010 alle 17:36 Autore: Livio Ricciardelli
L’UMP: partito rivoluzionario?

Qualche sera fa mi trovavo a fare una cosa molto diffusa e molto amata dai ragazzi di 20 anni come me: mi trovavo con un mio amico a discutere del gollismo.

È un tema che mi ha sempre appassionato per due ragioni: in primo luogo perché è un’ideologia, o comunque un’area politica, che si ispira ad un personaggio veramente carismatico (Charles De Gaulle) che ha fatto, nonostante le divergenze ideologiche, il bene del suo paese. In secondo luogo perché ho sempre considerato il fenomeno del gollismo come la chiave per la comprensione dello “stato d’eccezione ideologico e politico” che da parecchi secoli contraddistingue la Francia. Del resto negli ultimi mesi analizzato la vicenda con un piccolo saggio in cui giungevo in sostanza alla conclusione che la particolarità francese nascesse nel privilegio di aver ospitato all’interno della propria storia, e all’interno dei propri confini nazionali, un evento campale come la Rivoluzione francese.

Ultimamente ho notato, e ringrazio il mio amico per avermene segnalato la fonte, un aspetto riguardante l’Union pour un mouvement populaire (il partito di maggioranza in Francia e del presidente Sarkozy) e la sua accezione politica che, seppur ricollocabile nel centrodestra, assume caratteri alquanto particolari rispetto all’idea conservatrice e mostra una tendenza “all’egemonizzazione politica” racchiudendo al suo interno varie istanze e correnti di pensiero (provocatoriamente nel saggio avevo delineato una sinistra e una destra nel partito). Il mio caro amico infatti mi ha segnalato un video su Youtube dal titolo “Lipdub jeunes UMP 2010 version sous-titrée karaoke”. Si tratta in pratica di un video elettorale che si contraddistingue per la sua demenzialità (oggi diremmo che somiglia molto ad uno spot di una banca!): vi sono infatti molti giovani che canticchiano una canzone mostrando magliette dell’Ump ed altri desideratissimi gadget “made in De Gaulle”. Il tutto si svolge in un treno mentre alcune immagini intervallano la sequenza della ferrovia per mostrare altri ragazzi accompagnati da autorevoli esponenti del partito nel cantare la stupida canzoncina (ovviamente il tutto in karaoke: lo stato francese dovrebbe pagarci per ascoltare l’ex premier Raffarin che canta). Questo video è un classico spot elettorale, che senza dubbio farà discutere, in vista delle elezioni regionali di marzo (storicamente  i socialisti, anche perché spesso all’opposizione, vanno molto bene in questa competizione elettorale).

La cosa che più  mi ha stupito del video, oltre il fatto che tra i cantanti ci sia l’apparente “trombata” Rachida Dati, è il messaggio finale che del resto dovrebbe racchiudere la sintesi del senso politico dello spot: “Changeons le monde Ensemble”.

Del resto il ritornello della canzoncina è proprioTous ceux qui veulent changer le monde”.

Cosa ne possiamo ricavare?

Sinceramente la mia primissima, per quanto semplicistica considerazione, è stata quella di cogliere un profondo atto d’incoerenza. Per quanto possa apparire un ragionamento poco idealista, al limite del cinismo, ho sempre considerato alquanto remota la possibilità di cambiare il mondo da parte di un partito riformista. Figuriamoci per uno di centro-destra, che non a caso spesso è definito “partito conservatore”! Il concetto di cambiare  il mondo mi è sempre  parso un concetto radicale, di estrema sinistra e settario (se non improponibile a seguito della morte delle ideologie: forse sarebbe meglio migliorarlo gradualmente).

Qualche anno fa mi colpì, nel corso di un congresso di un’organizzazione giovanile dell’area progressista e riformista, un intervento che poneva come obbiettivo di massima dell’organizzazione “quello di cambiare un mondo ingiusto”. Di per sé trovavo l’affermazione abbastanza comprensibile, poiché era posta in modo tale da far capire che si doveva lottare per ottenere sempre e comunque il miglior risultato possibile.

Ma questa volta, leggendo una analogo concetto in un spot di un partito di centrodestra, la mia reazione è stata differente. Dopo il sentimento d’incoerenza mi sono chiesto: non è che la faccenda sia un tantino più complessa?

Nel mio saggio sul gollismo ricordavo che l’eccezionalità politica francese non risiede solo nel possedere un partito come quello gollista che ha aspirazioni egemoniche, ma anche in atti concreti della politica francese. In primis la politica estera e lo spirito di grandeur.

Non è erroneo definire, anche quando governa un esecutivo moderato come quello di adesso, la politica estera della Francia come politica “anti-americana”.

Questo sia perché nell’ottica europea il ruolo britannico in questo ambito è quasi subalterno alla politica statunitense, e ciò accentua per reazione il carattere francese, sia perché lo spirito idealista (che proprio in questi giorni vede Parigi in prima fila nel chiedere sanzioni all’Iran) appare a tratti agli antipodi rispetto alla scuola realista delle relazioni internazionali storicamente ereditata dal lavoro e dagli studi di Kissinger.

In conclusione grazie a questo video possiamo aggiungere una postilla al ragionamento teso a comprendere meglio la “diversità francese”: l’Ump, che governa il paese da anni, non solo tenta di creare un’ideologia nazionale francese (egemonica) che collochi al proprio interno i soggetti della classica dialettica politica (destra, sinistra, centro), ma è anche il partito che ha il compito di accentuare questo spirito particolarista non solo nella definizione politica in sé (“non sono un conservatore, sono un gollista”) nonché negli atti concreti che hanno fatto la storia della politica francese. Quindi: cambiamo il mondo, insieme. Forse rendendolo un po’ più francofono e un po’ meno anglofono. Con questo programma anche quelli che forse dovrebbero essere un po più “rivoluzionari” di noi (i socialisti) appariranno come la forza della conservazione. E non è un caso che Giulio Tremonti negli ultimi tempi lodi il posto fisso lavorativo…

Una rivoluzione copernicana quindi. Un partito di destra moderata che vuole una rivoluzione.

Ciò che può apparire indecifrabile in realtà ci mostra una particolarità, una situazione, uno status che da soli possono realmente cambiare la visione le ideologie della politica mondiale.

 

Blog dell’autore: lasino.ilcannocchiale.it

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L'autore: Livio Ricciardelli

Nato a Roma, laureato in Scienze Politiche presso l'Università Roma Tre e giornalista pubblicista. Da sempre vero e proprio drogato di politica, cura per Termometro Politico la rubrica “Settimana Politica”, in cui fa il punto dello stato dei rapporti tra le forze in campo, cercando di cogliere il grande dilemma del nostro tempo: dove va la politica. Su Twitter è @RichardDaley
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