“Ma mai nessuno che la stupri così tanto per capire cosa può provare la vittima di questo efferato reato? Vergogna”. Questo il post criminoso, per non dire criminale, apparso oggi sul profilo della consigliera leghista di quartiere a Padova, Dolores Valandro, già sospesa un mese fa dal Carroccio per contrasti interni. La frase, seguita da un articolo sui reati commessi dagli immigrati, era rivolta al ministro per l’integrazione Cecile Kyenge.
[ad]Arrivata, dopo poco, la replica del ministro che ha detto di non rispondere “perché ognuno di noi dovrebbe sentirsi offeso” e , ha continuato, “questo linguaggio, non mi appartiene perché istiga alla violenza tutta la cittadinanza. Io parlo con tante persone , ognuno ha il proprio modo di pensare ma non permetto che mi vengano imposti un comportamento e un linguaggio violenti.” (Corriere.it, 13/06).
Sempre attraverso facebook e poi, con un’intervista a Radio Capital, la Valandro ha chiesto scusa al ministro definendo la frase “una battuta in un momento di rabbia, non è che sono un tipo violento, assicuro sui miei figli che questo è un modo di sfogarmi.” Come se ognuno di noi, in un momento di particolare suscettibilità, si “sfogasse” scrivendo su facebook frasi razziste, violente e offensive nei confronti di altre persone e poi si giustificasse dicendo “scusate questo è un modo per sfogarmi”. Con buona pace della Valandro, non funziona così.
Infatti, la frase, certo non passata inosservata, ha fatto sobbalzare gran parte dell’opinione pubblica e politica. “Sarà espulsa dal Carroccio”, ha affermato il Sindaco di Verona Flavio Tosi; la senatrice Finocchiaro ha definito “ripugnanti” le parole della Valandro “ soprattutto dette da donna a donna” e anche il leader di Sel Nichi Vendola ha condannato le parole indicate come “ignobili e d’istigazione pura”.
Giacomo Salvini