Sfida Renzi-Bersani: I grandi elettori iniziano a schierarsi

Che fra Renzi e Bersani non scorra buon sangue non è di certo un mistero, ma se, fra i due leader democrat, si profilasse anche la figura di Briatore cosa potrebbe accadere?

[ad]Forse l’imprenditore piemontese non conosce il detto popolare “Fra moglie e marito non mettere il dito” o, forse, lo conosce fin troppo bene. La colazione fiorentina fra Renzi e mister Billionaire ha, infatti, ossigenato lo scontro fra l’ex leader del PD ed il sindaco fiorentino minando ulteriormente la strada che porta al congresso di ottobre. Bersani ha già espressamente indicato le linee guida per le primarie in un’ottica anti personalistica ed interna: le sue primarie ideali consentono solo ai tesserati PD di andare al voto e, in ogni caso, il vincitore non risulterebbe automaticamente il candidato premier. Punti criticati e contestati dall’area renziana.

Il documento dell’ex segretario ha, come obiettivo principale, disegnare un partito che si discosti totalmente dal PDL che vede in Berlusconi più una filosofia politica che una persona. Secondo obiettivo, meno conclamato ma evidente, è quello di tagliare le gambe a Renzi che, con il supporto dei non tesserati, potrebbe puntare ad una vittoria al primo turno; non ha caso il documento di Bersani è stato chiamato anche “anti-Renzi”.

Il sindaco fiorentino, dal canto suo, incassa l’appoggio del nemico-amico Walter Veltroni: l’ex sindaco di Roma ed ex segretario del PD ha dato il via al disgelo, risalente alla rottamazione, con parole chiare: “Renzi si candidi e il segretario democratico resti anche il candidato premier, è bene non cambiare lo Statuto”. Il fondatore del PD trova anche il tempo per consigliare Renzi: “Le primarie siano aperte e Matteo sia più profondo, non bastano le battute”. Un altro esponente di peso favorevole alla candidatura del sindaco è Franceschini che, in un vertice mattutino con Fassino, Giacomelli, Sereni e Rosato, esprime scetticismo verso il documento di Bersani e confida che le regole vengano stabilite alla presenza di Renzi.

Il primo scontro è però rinviato a lunedì, quando si inizieranno i lavori della commissione per il congresso, ed il punto di scontro sarà il presidente della commissione. Il segretario Epifani e Bersani puntano forte sull’attuale capo dell’organizzazione del partito, Zoggia, il quale verrebbe respinto dai “giovani turchi” poiché ricopre già un ruolo.

Nonostante questi numerosi punti interrogativi, all’interno del PD, permane comunque un punto esclamativo: l’appoggio al governo Letta. L’importante è che i democrat non perdano di vista le problematiche del Paese per dedicarsi esclusivamente alle guerre intestine.

 

Lorenzo Stella