Ieri, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha presentato le stime preliminari del PIL dei paesi del G20 nel primo trimestre dell’anno. I dati dell’economia italiana non sono proprio confortanti: il nostro paese, infatti, ha avuto la diminuzione più considerevole del tasso di crescita aggregato del Prodotto interno lordo, pari al -2,3%, in palese controtendenza rispetto alla media del 2,4% riportata nell’area G20. Inoltre, si registra una ripresa – seppur timida – nelle maggiori economie dell’Eurozona, quali Gran Bretagna (0,3%) e Germania (0,1%); contrazione invece per il Belpaese (-0,6%) e per la Francia (-0,2%), anch’essa tecnicamente in recessione.
[ad]D’altra parte, proprio il mese scorso, l’organizzazione con sede a Parigi ha sottolineato, in un suo rapporto, che “il necessario risanamento dei conti pubblici e le restrittive condizioni di credito hanno prolungato la recessione in Italia, che continuerà per tutto il 2013”. In particolar modo, ha sconsigliato a Roma l’abolizione dell’IMU, in quanto “bisogna stabilire delle priorità. Noi riteniamo che la scelta fiscale coerente con queste condizioni e con le priorità indicate dal governo sia la riduzione delle imposte sul lavoro. Altre scelte si potranno fare più avanti e andranno garantite le coperture”. Sono le parole del vice capo segretario generale OCSE, nonché capo economista Pier Carlo Padoan, il cui nome è salito alla ribalta nei giorni della composizione del governo Letta, come possibile candidato al dicastero dell’Economia. Una conferma delle recenti preoccupazioni dei ministri Saccomanni e Zanonato, che hanno di fatto escluso la possibilità di evitare l’aumento al 22% dell’IVA e la cancellazione dell’Imposta municipale unica sulla prima casa.
Lo scenario certifica il cattivo stato di salute dell’economia nazionale, nonostante le parole dell’altro giorno del presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, che ha accolto l’Italia “nel club dei virtuosi d’Europa”. Infatti – sempre secondo l’OCSE – sul fronte europeo, l’Italia rispetterà i vincoli del Patto di stabilità: “Il deficit dovrebbe restare al 3% del Pil nel 2013 e intorno al 2,25% del Pil nel 2014, grazie anche ai più bassi tassi d’interesse sul debito e a un maggior ricorso all’emissione di titoli a breve scadenza”. Ma il debito pubblico non arresterà la sua salita al 134% del Pil.
L’invito dell’organizzazione parigina è quello di contenere la spesa pubblica e di rimandare il taglio della pressione tasse quando la congiuntura economica sarà favorevole o comunque non prima della fine del 2014.
Lo stimolo dell’economica italiana dipenderà ancora dal perseguimento del risanamento finanziario, in altre parole, dalla prosecuzione delle politiche avviate dal precedente governo a guida Mario Monti.
Ora, la palla passa al Presidente del Consiglio Enrico Letta, diviso tra i dettami dell’OCSE e le pressioni del Pdl, che è deciso a rispettare a tutti i costi la promessa elettorale dell’abolizione dell’IMU.