Il meccanismo ormai è noto. Si stabilisce, in primo e in secondo grado, che un avvocato viene corrotto per rilasciare testimonianze “false o reticenti” per favorire un imputato, che ne è il corruttore. Mentre ciò avviene, con una mano si sparano bordate sulla magistratura per delegittimarne le conclusioni e con l’altra si approvano leggi che accorcino i termini di prescrizione per l’episodio di corruzione ipotizzato. In Cassazione si ottiene l’architettata prescrizione (chiamandola “schiaffo ai giudici”, o anche “sentenza all’italiana”). Da ultimo, si dichiara che ciò equivale a una assoluzione. E non del corrotto, ma del corruttore.
E’ questo lo schema applicato nel caso Mills. In cui viene certificato che vi sia stato un corrotto (David Mills), ma che la sentenza di condanna vada annullata perché il reato commesso (commesso) è da ritenersi, grazie a una leggina su misura del centrodestra, prescritto. Grazie al fantasioso meccanismo sopra descritto, Libero può (liberamente) interpretare:
In sostanza un reato commesso ma prescritto dal corrotto diventa una sentenza di assoluzione per il corruttore. Il cui reato sarà, con un mostro giuridico, anche prescritto. Nelle parole di Maurizio Belpietro: “La Suprema Corte ha preferito applicare la giustizia all’italiana, decidendo di mandare assolto l’imputato [David Mills, nda], ma al tempo stesso non discolpandolo totalmente”. Grazie ai “tanti Ponzio Pilato” che compongono la Cassazione “tutti i giustizialisti d’Italia potranno continuare a scrivere che la corruzione ci fu” (l’idea è che a dichiarare il reato commesso non sia la Cassazione, ma il Fatto Quotidiano, Repubblica e gli altri “mandanti morali” dell’accanimento contro il premier). Così si chiude “il procedimento che non doveva cominciare” (questo sì che è “processo breve”).
In sostanza la prossima volta che qualcuno vi chiederà conto di 600 mila dollari di troppo, fate come David Mills: tirate in ballo Silvio Berlusconi. A questo modo avrete immediatamente a vostra disposizione il Parlamento, qualche televisione e dei giornali. E soprattutto, una bislacca interpretazione del diritto per cui si può essere assolti a reato commesso.
Sempre che ve la sentiate di regalare una ennesima assoluzione al premier, sia chiaro.
PS: Il Tg1 non poteva essere da meno: “dopo l’assoluzione dell’avvocato Mills […]“, “il giorno dopo la sentenza di assoluzione […]“.
Blog dell’autore: ilnichilista.wordpress.com