Si sono concluse in serata le operazioni voto delle elezioni presidenziali in Iran, che si tengono ogni quattro anni. Come annunciato alla televisione nazionale, il ministro degli Interni iraniano Mostafa Mohammad Najar, i seggi elettorali in tutto il paese sono stati chiusi alle 22:00 ora locale.
[ad]Le operazione di voto si sono protratte per altre cinque ore rispetto all’orario stabilito per consentire a tutti gli aventi diritto che erano rimasti in fila di riuscire di votare. Nelle ore serali, infatti, si è assistito ad un forte picco della partecipazione al voto. Secondo i primi dati ufficiosi promulgati dal ministro degli interni l’affluenza è stata del 70%, un dato che ha ampiamente disatteso i timori della vigilia elettorale di una bassa affluenza alle urne.
Le operazioni di spoglio sono ancora in corso e si protrarranno per buona parte della nottata. Secondo il ministro le operazioni di voto si sono svolte con regolarità e senza grossi problemi. Più di 60.000 i seggi che hanno aperto quest’oggi alle 08:00 e hanno visto una forte partecipazione popolare, superiore alle attese. Cinquanta milioni e mezzo infatti sono stati gli iraniani chiamati alle urne per eleggere il nuovo presidente, il successore di Ahmadinejad (giunto al terzo mandato e quindi ormai ineleggibile) fra una rosa di sei candidati.
A contendersi la presidenza abbiamo il ministro degli Esteri iraniano, Ali Akbar Velayati; l’ex capo del programma nucleare iraniano, Saeed Jalili; il segretario di un organo consultivo della Guida Suprema dell’Iran Mohsen Reza; l’ex segretario del Consiglio di sicurezza nazionale supremo dell’Iran Hassan Rouhani ed ex Ministro delle poste; infine il sindaco di Teheran, Mohammed Bagher Ghalibaf. Quest’ultimo da molti ritenuto il volto più interessante della compagine istituzionale iraniana, che spinge per un cambiamento verso posizioni moderatamente riformiste nella politica sia interna che estera. Il mondo guarda con attenzione questa figura autorevole e rispettata, che piace sia all’establishment che ad alcune componenti riformiste del paese.
Questa mattina, recandosi al seggio a votare accompagnato dalla sua famiglia cha detto: “Voglio un cambiamento fondamentale nello sviluppo e nella gestione della giustizia in Iran. Assisteremo comunque a cambiamenti significativi nel paese, indipendentemente dai risultati elettorali”.
Mohammad Bagher Ghalibaf ha 51 anni, è un veterano della guerra Iran-Iraq, e vanta un dottorato di ricerca in scienze geopolitiche. Per 8 anni ha svolto il ruolo di primo cittadino di Teheran. Grazie alla carica rivestita e alla buona gestione della capitale iraniana è diventato molto popolare tra gli elettori della prima città iraniana. Inoltre, secondo gli osservatori, può contare sul supporto delle forze dell’ordine e di sicurezza e alcuni settore dell’esercito e dell’aviazione. Se questo dovesse essere vero significa che Ghalibaf potrebbe avere buone chance di vincere questa tornata elettorale riuscendo ad accedere al turno di ballottaggio. Nel 2005 Ghalibaf aveva già partecipato alla corsa per la poltrona presidenziale, ma in quell’occasione riuscì a riscuotere un consenso piuttosto basso, pari a solo il 12 per cento dei voti e non riuscendo a superare lo sbarramento per accedere al secondo turno.
Secondo altre analisi politiche, invece, sarebbe favorito il candidato moderato-riformista Hassan Rohani ma rimane l’incertezza proprio nelle grandi metropoli come Teheran e Mashad dove invece non sembra godere di un pieno appoggio. La battaglia è dunque aperta e incerta. Oggi coma non accadeva da molte tornate elettorali sembra che la componente conservatrice non goda del consenso massiccio e monolitico che negli ultimi anni ha caratterizzato il panorama politico dell’Iran
La grande partecipazione al voto sembra, quindi, sottolineare come queste elezioni possano rappresentare un punto di svolta nella politica iraniana, dopo anni di ultraconservatorismo. Un tempo infatti si dava per scontata la vittoria dell’establishment, ora invece pare si consolidi un appoggio diffuso alla componente riformista in grado di portare una ventata di novità e nuove possibilità di sviluppo della libertà civili dei cittadini. Tra i sei candidati l’unico vero riformista sembra essere proprio Hassan Rohani, 64 anni, il quale può concretamente sperare di giocarsi al ballottaggio contro gli ultraconservatori le speranze di cambiamento dell’Iran. Accanto a lui anche Ghalibaf potrebbe incarnare alcune istanze di modernità, anche se l’ex sindaco di Theran è maggiormente legato all’establishment.