Cina: al via Lianghui 2020, si affronta la crisi mondiale
Diversamente dal normale mese di marzo in cui si riunisce l’annuale bussola decisionale della Repubblica Popolare Cinese chiamata “Lianghui” 两会 ovvero “Le due sessioni”, si sta svolgendo in questi giorni dal 21 maggio per 10 giorni a Pechino riunendo i quasi 5.000 delegati del Assemblea Nazionale Del Popolo– l’unica camera con poteri legislativi– e della Conferenza Consultiva Politica Del Popolo Cinese– con meri poteri consultivi– presenti in numero ridotto a causa del emergenza sanitaria e sottoposti insieme alla ridotta presenza giornalistica a test per il coronavirus e con l’uso di mascherina, avranno il compito di approvare le scelte prese dal Comitato Permanente Della Assemblea Nazionale Del Popolo detto “Politburo”- composta da 175 membri sia del partito comunista che del fronte unito– delegati che già nella sessione del 2018 fecero cadere il termine dei due mandati per Xi Jinping.
Lianghui 两会 2020
Sono chiamate così le due sessioni plenarie distinte dei due corpi politici della Repubblica Popolare Cinese più importanti. La più importante in termini di poteri è la seduta plenaria del Assemblea Nazionale Del Popolo (ANP) quale unica camera legislativa a livello nazionale che rappresenta i 9 partiti e gli indipendenti che formano il Fronte Unito che è alleato insieme al Partito Comunista al governo. Costituita da 2.957 membri eletti indirettamente a livello provinciale con uno schema gerarchico, la rendono il corpo legislativo più grande del mondo, mentre l’altra è la Conferenza consultiva politica del popolo cinese (CCPPC),mero organo di consultazione formato dai 2.200 rappresentanti dei vari partiti presenti nel fronte unito e quelli del partito comunista, delle organizzazioni sociali ed industriali come la Federazione del industria e commercio di tutta la Cina o la Federazione di tutte le donne della Cina, dei rappresentanti delle due provincie autonome di Hong Kong e Macao, e delle minoranze etniche che ha anche l’altra funzione di far percepire hai cittadini che la loro voce viene ascoltata.
Il premier Li Keqiang ha illustrato la situazione attuale nella Repubblica Popolare e le azioni legislative che verranno ratificate dal assemblea legislativa e degli obiettivi politici, economici e sociali per l’anno in corso, si discuterà dalla risposta sanitaria che il paese ha dato al emergenza covid-19, fino alla annosa questione di Hong Kong, passando per i rapporti con Taiwan.
Frenata alla scalata economica
Il premier Li Keqiang ha annunciato che per la prima volta nella storia della Repubblica Popolare non verrà stabilito un obbiettivo specifico annuale di crescita a causa della crisi economica dovuta dal emergenza sanitaria che ha colpito duramente l’economia cinese, dove ci si aspetta una contrazione della crescita del PIL tra il 3 e il 3,5% , però ricordando la fenomenale performance di crescita raggiunta durante l’anno scorso del 6,8% anche se da un paio di anni l’economia cinese sta rallentando.
Dovendo cosi trovare un modo per raggiungere gli eventuali obbiettivi di crescita che dovrebbero portare alla conclusione del tredicesimo piano quinquennale che aveva come obbiettivo nel 2020 quello di rendere l’economia cinese meno dipendente dalle risorse energetiche estere– come l’export dal Australia di minerali ferrosi, gas e carbone per 79 milioni di dollari australiani– e dalla domanda estera di beni per trasformarsi in una economia a maggior domanda interna ed essere così più stabile. L’altro punto difficile da realizzare sempre a causa della emergenza sanitaria e la eradicazione della povertà nel 2020 –sempre secondo il piano quinquennale– degli ultimi 45 milioni di persone che vivono sotto la soglia minima, poiché nel solo mese di febbraio il tasso di disoccupazione è salito al 6,2% il più alto mai registrato, gli analisti indicano però che tale valore durante l’anno potrebbe salire al 10% rispetto al abituale 3/4% registrato negli anni precedenti, ciò ha portato ad aumentare il sostegno all’occupazione.
Pechino ha stabilito per gli investimenti stranieri che oltre alle numerose Free Trade Zone –fondamentali per le imprese straniere poiché hanno in generale un difficile accesso diretto al economia cinese- ci sarà una maggior apertura del l’economia cinese al mercato estero per aumentare cosi in questa situazione di crisi economica i posti di lavoro, Pechino cercherà di assicurare un ambiente di mercato che permetta “a tutte le compagnie cinesi e straniere , di essere trattate in maniera uguale e con un uguale impegno per una concorrenza leale” , come dichiarato dal premier Li Keqiang sempre pero, tenendo d’occhio il commercio transfrontaliero.
Pechino punta a fare un deficit di bilancio del 3,6% rispetto al 2,8% del anno scorso, e di mantenere l’attuale taglio di tasse per le aziende per l’intero anno riducendo il carico fiscale di oltre 2,5 trilioni di yuan. Per il governo cinese quindi è molto importante stabilizzare l’economia per mantenere il grado di benessere sociale ottenuto dai cinesi in questi anni e di conseguenza l’ordine sociale.
Fine della formula “one country, two systems” per Hong Kong?
Il governo centrale dopo le numerose proteste che negli anni hanno scombussolato Hong Kong, e che hanno visto l’apice durante le manifestazioni del 2014 conosciuta come la “Rivoluzione degli ombrelli” e del estate scorsa a causa del iter legislativo per l’approvazione di una legge sul estradizione, con la chiusura anche dei collegamenti aerei e con l’assalto del parlamento del ex colonia britannica da parte dei protestanti pro-democrazia, tali proteste hanno avuto ora dal governo centrale una ampia e forte risposta con la futura ratifica durante la seduta plenaria del Assemblea Popolare Cinese di una legge nazionale sulla sicurezza per Hong Kong che agisce nel attuare il contenuto dell’articolo 23 della Basic Law la “mini-costituzione” della provincia autonoma che avrebbe dovuto vietare il tradimento, secessione, sedizione o sovversione, contro il governo del popolo centrale o il furto di segreti statali e vietare alle organizzazioni o agli organi politici della regione di stabilire legami con organizzazioni o organismi politici stranieri, però tale procedura legislativa che Pechino attuerà è stata aspramente criticata dagli abitanti di Hong Kong poiché perderebbero il beneficio di libertà impensabili nel resto della Cina continentale, come la libertà di stampa, la libertà di manifestare e la libertà di associazione, ed inoltre perché scavalca l’autonomia legislativa della provincia poiché sempre secondo la Basic Law, le leggi nazionali possono essere applicate a Hong Kong solo se riguardano la difesa, gli affari esteri e “altre questioni al di fuori dei limiti” dell’autonomia della città.
La legge nazionale verrebbe quindi promulgata entrando in vigore automaticamente tramite decreto che scavalcherebbe il parlamento cittadino, nel frattempo il capo esecutivo di Hong Kong Carrie Lam ha dichiarato che coopererà nella maniera più efficacie con il governo centrale per “completare l’iter legislativo il più presto possibile“. Tutto ciò serve sia per la sicurezza nazionale, ma soprattutto per velocizzare il processo di inserimento della provincia autonoma nel mega-progetto della metropoli di 50-60 milioni di persone del Delta Del Fiume Delle Perle
I dettagli della nuova legge sulla sicurezza nazionale saranno noti solo dopo il 28 maggio quando verrà approvata, ha come obbiettivo quello di affievolire il sistema un paese due sistemi, la nuova legge vieterebbe l’attività secessionista e sovversiva, nonché le interferenze e il terrorismo straniero nella sua accezione del uso della violenza o dell’intimidazione contro le persone. I parlamentari pro-democrazia di Hong Kong hanno denunciato la stretta che avrà tale legge sulla provincia autonoma e di come sia necessario ed urgente costruire un efficace e funzionate quadro giuridico “ad Hong Kong noi facciamo qualsiasi cosa vogliamo a qualsiasi costo senza preoccuparci delle conseguenze per la nostra terra” dichiara Claudia Mo legislatrice pro-democratica.
Quale cina?
Punto cruciale nella road map della Repubblica Popolare per raggiungere lo status di potenza geopolitica, è la spinosa questione della riunificazione con la sua “provincia ribelle” Taiwan dove proprio mercoledì scorso ha inaugurato l’inizio del suo secondo mandato la presidente Tsai Ing-wen, grazie alla vittoria alle elezioni del 11 gennaio di quest’anno, che assicurano una maggior posizione anti-Beijing rispetto alla politica che fu intrapresa dal predecessore della presidente, l’ex presidente Ma Ying-jeou. Rigettando la formula un paese, due sistemi, Pechino pero è disposta ad usare anche la forza per affermare la propria sovranità sulla “provincia ribelle”, aumentando di fatto proprio in questo anno l’investimento nella difesa.
Ingenti investimenti nella Difesa
La Cina ha aumentato il budget per la difesa di 6.6 ovvero di 1.27 trilioni di yuan per il 2020 nonostante la frenata economica per causa del coronavirus, investimenti nella difesa molto importanti e necessari se Pechino vuole mantenere la potenza che ormai ha stabilito nella contesa delle isole del Mar Cinese Meridionale, occupando militarmente le isole.
L’investimento risultato già molto consistente negli anni precedenti per la marina, ha portato alla costruzione della prima portaerei Made In China la Shandong e di numerosi sottomarini nucleari posti lungo la costa come deterrente verso la Marina Americana che controlla le acque aiutata dalle marine filo-occidentali.
Codice civile cinese
Una particolare approvazione da parte del Assemblea Nazionale Del Popolo sarà l’approvazione del primo Codice civile cinese costituito da 1.260 articoli, suddivisi in disposizioni generali e sei parti relative a proprietà, contratti, diritti della persona, matrimonio e famiglia, eredità e responsabilità civile. Ci sarà anche la presenza di una bozza di ‘codice per la privacy’, nella sezione relativa al matrimonio e al diritto di famiglia, l’assoluto divieto al matrimonio omosessuale.
Si dichiara vittoria
Le due sessioni plenarie hanno portato un numero enorme di persone a Beijing, cosa impossibile nel resto del mondo dove l’emergenza da coronavirus è ancora in alto mare. Questo è un importante messaggio che il governo cinese vuole mandare sia alla comunità internazionale che hai suoi cittadini, che in Cina si sta tornando alla normalità grazie alle misure prese in atto dal governo, ma grazie soprattutto alla guida del presidente Xi Jinping. Rigorosamente con mascherina e test sierologici per tutti i delegati e la stampa è stato reso possibile l’inizio degli incontri.
“L’epidemia di Covid-19 è l’emergenza di salute pubblica più rapida, più ampia e più impegnativa che la Cina abbia incontrato dalla fondazione della Repubblica popolare” ha dichiarato alla cerimonia di apertura del assemblea Li Keqiang il premier cinese