Il progetto di attentato contro Berlusconi
Secondo Il Giornale e Libero il vero motivo per cui il premier avrebbe esercitato pressioni su Agcom, vertici RAI, carabinieri e quant’altro – al punto di condurre a una indagine perconcussione e minacce – è che temesse per la propria incolumità.
“Altro che chiusura di Annozero, altro che intercettazioni col botto“, commentano gli inviati del quotidiano di Feltri a Trani: “Di esplosivo c’è ben altro”. E cioè il “progetto di attentato” contro il Premier che il pm “è costretto ad allegare”. La colpa? Del “clima d’odio” e “delle trasmissioni che lo alimentano” (Berlusconi le definirà poco sotto“fabbriche di fango e di odio”).
“Sai, è venuto fuori che volevano farmi un attentato accostando una macchina alla mia nel percorso da casa mia a palazzo Chigi”, racconta il premier a Innocenzi. Prima di aggiungere che anche Ghedini avrebbe ricevuto minacce riguardanti anche la famiglia. Ecco perché serve “un’azione che consenta che sia da stimolo alla RAI per dire chiudiamo tutto”. Non solo Santoro: tutto.
Così gravi ipotesi vanno prese sul serio, chiunque le affermi (anche alla luce delle parole irresponsabili che si sono udite da più parti in quest’ultimo mese). Dunque facciamo conto che il premier abbia realmente rischiato di subire un attentato. A questo punto si impongono due considerazioni.
La prima è che di fronte a una minaccia per la propria vita, il premier ritiene di tutelare la propria incolumità alzando la cornetta e chiamando il Garante delle comunicazioni. Il che significa che le trasmissioni incriminate non sono “pollai”, ma veri e propri “scannatoi“, corresponsabili – quanto meno – di un eventuale atto criminoso. Questo discorso va ben oltre la chiusura per par condicio elettorale, e andrebbe approfondito nelle sedi opportune.
La seconda è che se dovessimo accettare la logica del premier così come descritta dai quotidiani di Belpietro e Feltri (e cioè che ciò che contribuisce a creare un clima d’odio verso qualcuno vada zittito – il tutto in assenza di prove o accuse specifiche dibattute di fronte a una autorità giudiziaria, sia chiaro, ma con un semplice fiat), allora allo stesso Berlusconi dovrebbe essere stato imposto il silenzio un sacco di tempo fa. Che potrebbe dire infatti un magistrato del “fango” e dell’ “odio” diffuso dal premier nei suoi confronti negli ultimi quindici anni? Da un lato abbiamo trasmissioni televisive che – faziose o meno – cercano di mostrare, dati alla mano, il coinvolgimento del presidente del Consiglio in alcune (molte) non chiare (o chiare, ma prescritte) vicende delittuose. Dall’altro un presidente del Consiglio che spara nel mucchio, parla di “differenze antropologiche“ tra individui sani e giudici, di “matti“, di pm “peggio dei mafiosi“, vera e propria “metastasi” della democrazia. Quanti progetti di attentato hanno dovuto subire questi soggetti per il “clima d’odio” che il premier ha “alimentato” dalla sua discesa in campo a oggi? E soprattutto: quanti ne potrebbero giustificare a questo modo?
Tuttavia di questi “morti che camminano” Il Giornale e Libero non prendono le difesecon editoriali e bersagli a tutta pagina. Anche le minacce hanno un colore politico, di questi tempi. L’importante è che in televisione, stasera, non se ne parli.