Le elezioni americane del 2016

Pubblicato il 14 Settembre 2020 alle 13:21 Autore: Maria Teresa Lacatena

Era l’8 novembre 2016 quando Donald Trump, candidato del Partito Repubblicano, è stato eletto 45esimo Presidente degli Stati Uniti d’America, battendo la sua sfidante, Hillary Clinton, ex First Lady ed ex Segretario di Stato sotto la Presidenza Obama. In quell’occasione,il Tycoon, con il suo slogan Make America Great Again, è riuscito a conquistare la Casa Bianca grazie al voto di 306 grandi elettori, contro i 232 che hanno votato per la Clinton. Nonostante questo risultato, è stata Hillary Clinton ad essere la più votata a livello popolare, ottenendo circa tre milioni di voti in più.

Il sistema elettorale statunitense

L’elezione di Donald Trump come nuovo Presidente degli USA arriva dopo un mandato durato 8 anni che vede alla guida del Paese Barack Obama, membro del Partito Democratico che aveva vinto per la prima volta le elezioni nel 2008 ed era stato rieletto per un secondo mandato nel 2012.

Come detto in precedenza, Trump è riuscito a vincere le elezioni nonostante non avesse ottenuto la vittoria delle preferenze dei cittadini statunitensi. Questo avvenimento non è una novità per gli USA, vista la caratteristica del suo sistema elettorale.

Il sistema elettorale è di tipo indiretto, in quanto il Presidente non viene eletto dai cittadini ma da 538 grandi elettori, il cui numero è pari alla somma dei deputati e dei senatori di ogni Stato.

I cittadini esprimono la propria preferenza per un candidato, ma non viene eletta la persona singola, bensì il gruppo di “grandi elettori” ad essa associato. Per i voti dei cittadini non viene fatto un conteggio generale, ma Stato per Stato, con un sistema maggioritario secco. Il candidato che ha più voti, anche solo uno in più rispetto agli altri contendenti, prende tutti i grandi elettori di quello Stato. Fanno eccezione lo Stato del Maine e del Nebraska, suddivisi in collegi elettorali con sistema proporzionale.

Se nessun candidato alla carica di Presidente raggiunge il quorum, la decisione finale viene presa dalla Camera dei Rappresentanti, che sceglierà fra i primi tre candidati che hanno raggiunto il maggior numero di voti. Secondo questo sistema elettorale il candidato vincente potrebbe non essere il favorito dalla maggioranza degli elettori che ha espresso il voto.

I candidati

Il sistema partitico statunitense, fin dalla sua nascita, si caratterizza – con qualche storica eccezione – per essere di tipo bipartitico, dove i repubblicani e i democratici si alternano alla guida del Paese.

Come già detto, i due candidati che si sono sfidati sono stati Hillary Clinton e Donald Trump, i quali avevano vinto le elezioni primarie interne ai loro rispettivi partiti. Le elezioni interne al partito vengono chiamate caucus e stabiliscono il candidato da presentare alla Convention generale che si terrà in seguito.

Per quanto riguarda il Partito Democratico, il candidato alla Presidenza è stato scelto durante la Convention a Philadelphia che si è tenuta a fine luglio 2016. Oltre alla Clinton, altri sono stati i politici che hanno deciso di prendere parte alle elezioni primarie, quali Bernie Sanders, Martin O’Malley, Lincoln Chafee e Jim Webb. Chaffee e Webb si erano ritirati ancora prima dell’inizio delle primarie, mentre O’Malley si è ritirato durante le primarie.

Per quanto riguarda il Partito Repubblicano invece, durante la Convention a Cleveland a metà luglio 2016 si è deciso il candidato da presentare per la corsa per la Casa Bianca. Diverse personalità politiche si sono presentate in occasione delle primarie, come Ted Cruz, Jeb Bush e Ben Carson.

I risultati

Durante tutta l’estate e anche fino a qualche giorno prima delle elezioni, Hillary Clinton era stata data come sicura vincitrice delle elezioni, grazie soprattutto al voto dei latinos, i quali erano considerati essenziali per la vittoria decisiva dell’ex first lady. Nonostante ciò, Donald Trump, insieme al suo Vice Mike Pence, è riuscito ad aggiudicarsi la Casa Bianca, grazie alla vittoria in ben 30 Stati. La sua elezione ha dimostrato decisamente una rottura con la tradizione statunitense, non avendo mai ricoperto nessun ruolo politico in precedenza, tenuto conto dell’avanzare del populismo negli USA.

Le prossime elezioni presidenziali si terranno nel cosiddetto Election Day, che ricorre il martedì successivo al primo lunedì di novembre di ogni quattro anni. Pertanto, il prossimo appuntamento per decretare o meno la rielezione di Trump o la vittoria del democratico Joe Biden è fissato al 3 novembre 2020.