Film – Saremo strambi ma “niente può fermarci”
Arriva in sala in questi giorni il film Niente può fermarci road movie giovanilista per la regia di Luigi Cecinelli.
[ad]Il cast annovera tra gli interpreti Guglielmo Amendola (Mattia), Emanuele Propizio (Augusto), Federico Costantini (Leonardo), Vincenzo Alfieri (Guglielmo), Massimo Ghini, Serena Autieri, Gian Marco Tognazzi, Paolo Calabresi e Gérard Depardieu.
L’estate è agli sgoccioli, quando quattro ragazzi si ritrovano contemporaneamente ricoverati a Villa Angelika per curare alcuni disturbi psicofisici. Mattia è narcolettico, Augusto è internet-indipendente, Leonardo è ossessionato dall’igiene e terrorizzato dal contatto fisico, Guglielmo è affetto dalla sindrome di Tourette, che gli causa tic ed esplosioni di rabbia nei momenti meno opportuni. I loro premurosi – a volte fin troppo – genitori sono, rispettivamente, una sorta di giustiziere della notte (interpretato da Paolo Calabresi, il leggendario Biascica della serie tv Boris), un ansioso intellettualoide (Massimo Ghini), un’apprensiva manager (Serena Autieri) e un ingessato onorevole (Gian Marco Tognazzi).
Il soggiorno in clinica più che giovare, aumenta il senso d’inadeguatezza dei ragazzi, la sofferenza per una vita slegata dalla realtà e lontana anni luce da quella dei loro coetanei. Il colpo di genio arriva una sera, Mattia ha una sorta di insight, merito del mix di perspicacia e pragmatismo ereditato da papà Biascica.
I quattro decidono di dare una svolta alle loro vite, rubano una macchina e partono alla volta di Ibiza. “Ma scusi, lei va in giro con una foto segnaletica di suo figlio?”, la lecita domanda viene posta al padre di Mattia quando i quattro genitori si mettono sulle tracce dei pargoli, che dimostreranno invece di possedere risorse insospettabili.
Il film, che richiama pellicole come Una notte da leoni, Fandango e Che ne sarà di noi, si caratterizza per la scelta di un tema interessante e poco esplorato come quello del rapporto giovani/disabilità. In alcuni frangenti la storia assume toni di tenerezza e candore, si distingue inoltre Vincenzo Alfieri per la sua interpretazione del personaggio colpito da sindrome di Tourette.
Una domanda nasce tuttavia spontanea nello spettatore: è davvero così spensierata e immediata la risoluzione di questo genere di patologie? Il rapporto con il mondo esterno, in particolar modo con l’universo dei sentimenti, è idilliaco come ci viene presentato? Probabilmente no, ma in attesa di rispondere alla domanda, ridere e sdrammatizzare non può che fare bene.