Il caso degli agenti cubani condannati negli Stati Uniti
La scorsa settimana l’On. Marietta Tidei del Partito Democratico ha presentato al Ministro Emma Bonino un’interrogazione assieme, tra gli altri, anche dai deputati Eleonora Cimbro e Fabio Porta, affinchè la Farnesina si attivi, in sede bilaterale e multilaterale, per sollecitare al Governo degli Stati Uniti la promulgazione di un atto di clemenza per ragioni umanitarie per i cinque prigionieri cubani detenuti ormai da anni a seguito di una vicenda che definiremmo eufemisticamente “inusuale”.
[ad]Gerardo Hernández, Ramòn Labañino, Antonio Guerrero, Fernando Gonzàles , René Gonzàles vennero arrestati sabato 12 settembre 1998 con l’accusa di spionaggio e per 17 mesi trattenuti in isolamento.
Le accuse verso di loro erano di spionaggio; nel solo caso di Gerardo Hernández vi fu un’accusa di omicidio successivamente formulata. Il processo si è concluso nel Dicembre del 2001 con una condanna per tutti e 5 e rispettivamente: Gerardo Hernández Nordelo 2 ergastoli più 15 anni, Ramón Labañino Salazar 1 ergastolo più 18 anni, Antonio Guerrero Rodríguez 1 ergastolo più 10 anni, Fernando González Llort 19 anni, René González Seheweret 15 anni.
Ma chi erano i cinque? Si tratta di agenti cubani infiltrati nella malavita a Miami in funzione antiterrorista; nella città statunitense infatti esistono dei nuclei afferenti a dissidenti castristi che sono sospettati di organizzare attentati terroristici sul territorio cubano.
La prima particolarità del processo è stata data dall’impossibilità da parte della difesa di ottenere uno spostamento del processo, sebbene il clima fosse divenuto surreale ed estremamente pesante per imputati, difesa e giuria.
Bisogna aggiungere che dalle testimonianze fornite da parte di alti ufficiali statunitensi come quella dell’ ammiraglio ritirato Eugene Carroll, del generale dell’Esercito ritirato Edward Breed Atkeson, del generale ed ex comandante del Commando Sud Charles Elliot Wilhelm, e del tenente generale ritirato delle Forze Aeree James R. Clapper emerge come i 5 agenti cubani erano disarmati e il loro lavoro investigativo non ha mai visto conflitti a fuoco e non ha mai provocato colluttazioni di alcun genere.
Infine le condanne per i detenuti sono state pesantissime, anche in confronto ad altri condannati per accuse simili (Khaled Abdel-Latif Dumesisi, accusato di essere un agente non registrato del Governo di Saddam Hussein fu condannato nell’aprile del 2004, nel mezzo del guerra degli Stati Uniti contro l’Iraq, a 3 anni e 10 mesi di prigione. Gregg W. Bergersen, analista del Dipartimento di Difesa, fu accusato, nel luglio del 2008, di somministrare informazioni di difesa nazionale a persone non autorizzate in cambio di denaro e regali, e fu condannato a 4 anni e nove mesi di prigione.).
Tutto ciò spinse nell’agosto del 2005, tre giudici della Corte d’Appello federale di Atlanta (che ha giurisdizione sulla Florida) a revocare la sentenza espressa dal Tribunale di Miami.
I cinque cubani, in attesa di un nuovo giudizio, non furono però liberati. Un anno dopo, ancora la Corte d’Appello di Atlanta, allargata a nove membri, revocò a sua volta la decisione presa dai giudici Stanley Birch, Phyllis Kravitch e James Oakes.
Di fatto, il caso fu congelato e spedito alla Corte Suprema con un’istanza per la revisione del processo, a nulla servì però dato che il 5 giugno 2009 la Corte Suprema degli Stati Uniti ha infatti annunciato, di non riesaminare il caso dei Cinque.