Obama, dalla porta di Brandeburgo, ha lanciato così come prima di lui fecero Kennedy e Reagan dallo stesso palcoscenico, il suo proclama per un mondo più pacifico.
[ad]”La nostra generazione” ha detto il presidente americano “vuole un mondo di pace e giustizia. Gli Stati Uniti prenderanno in considerazione l’uso di armi nucleari soltanto in circostanze estreme per difendere gli interessi vitali degli Usa e dei suoi alleati e partner”.
Per raggiungere questo obiettivo il primo passo proposto da Obama è quello della riduzione di un terzo tutti gli armamenti nucleari mondiali. Pronunciato dalla città che fu divisa dal muro divisorio di due concezioni contrapposte del mondo, questa proposta assume un significato politico e simbolico di grande forza. Infatti la reazione di Mosca non si è fatta attendere e non ha celato il malumore per le parole del presidente USA.
“Non possiamo permettere che venga rotto l’equilibrio dei sistemi di dissuasione strategica, che venga sminuita l’efficacia nelle nostre forze nucleari” ha dichiarato il presidente russo Vladimir Putin durante una riunione dedicata agli armamenti strategici, nelle stesse ore in cui Obama teneva il suo storico discorso di Berlino.
La freddezza della Russia nell’accogliere la proposta di riduzione degli armamenti deriva dalla sua unilateralità e dal fatto di aver trascurato i trattati internazionali che regolano questa delicata materia. Attualmente, in base all’ultimo accordo Start (sigla che sta per Strategic Arms Reductions Treaty) Stati Uniti e Federazione russa dispongono ciascuna di circa millecinquecento bombe atomiche.
Il loro numero dunque scenderebbe a circa mille per ognuna delle due superpotenze. Ma rivedere questi trattati presuppone dei passi non semplici da compiere al fine di evitare squilibri nella dotazione di armi atomiche. Questo è il punto che la Russia teme maggiormente.
Inoltre Mosca chiede che nel processo di riduzione degli arsenali vengano inserite anche altre potenze nucleari. Il capo di Stato Usa ha informato Putin sulla proposta di ridurre ulteriormente gli armamenti nucleari, ha detto l’assistente del presidente russo Iuri Ushakov. “L’abbiamo presa in considerazione”, ha aggiunto, “e riteniamo necessario coinvolgere anche altri Paesi”. Ma, aggiunge il vice premier Dmitry Rogozin, un ostacolo è rappresentato dallo scudo antimissilistico fortemente voluto da G. W. Bush e che Obama non ha abbandonato: “Come possiamo prendere seriamente la riduzione delle armi nucleari quando gli Stati Uniti stanno accrescendo la loro capacità di intercettarle?”.
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[ad]Da Berlino Obama è consapevole della difficoltà e complessità del percorso a cui vuole dare vita ma il suo obiettivo è quello di “riscrivere la Storia” e dunque segnare una svolta nei rapporti internazionali per questo afferma: “Intendo arrivare a negoziare dei tagli con la Russia per arrivare oltre le posizioni nucleari della guerra fredda. Lavoreremo con gli alleati della Nato – ha spiegato – per raggiungere la riduzione degli armamenti tattici nucleari di Usa e Russia in Europa”. “Possiamo dire che qui, a Berlino, in Europa, i nostri valori hanno vinto – ha detto il presidente – La speranza ha vinto. La tolleranza ha vinto. E la pace ha vinto qui a Berlino”. Questo lo spirito del discorso solenne della capitale tedesca, ora spetterà alla politica, alla Realpolitik trarre le conseguenze e incamminarsi verso la direzione tracciata dal presidente USA.