Matteo Renzi e la segreteria del Partito Democratico

Matteo Renzi prossimo segretario del Pd? Non scioglie la riserva il sindaco di Firenze. “Io lo vorrei fare perché ci tengo davvero al Pd” dice Matteo Renzi al Foglio.

[ad]Perché ci sono anche dei ‘contro’ rispetto all’ipotesi di candidarsi. “Io non voglio farlo a tutte le condizioni, il segretario”.

Tra i ‘pro’ Renzi ci mette la sua voglia di fare del Pd un “partito innovativo, leggero, scattante, agile, e per questo non fragile, che possiamo cambiare l’Italia, imporre un bipolarismo di fatto, conquistare gli elettori degli altri partiti e dare una mano al governo, con lealtà ma senza piaggeria, preparandoci come è giusto che sia all’appuntamento con le prossime elezioni smettendola di smacchiare i giaguari, smettendola di farci dettare l’agenda dai nostri avversari, smettendola – che palle! – di farci governare dalle correnti e cominciando a farlo davvero, questo benedetto Pd”.

Renzi non conferma ma aggiunge: “Io sono pronto, sto già lavorando, ho un piano, sto preparando un documento, e mi affascina l’idea di poter fare nel Pd quello che Tony Blair fece nel 1994 con il New Labour”.

Sulla bilancia, però pesano ancora dei dubbi: “Non voglio che qualcuno pensi che soffra di ansia da posizionamento, che stia li’ a brigare e a tramare per voler fare chissà che cosa”.

Per Renzi la tentazione verso la segreteria c’è tutta: “Se non mi fregano con le regole, e se non provano a restringere la partecipazione, come hanno fatto con ottima lungimiranza in altre occasioni, io ci sono; se vogliono fregarmi, se vogliono mettermi i bastoni in mezzo alle ruote, se vogliono continuare a far rimanere il Pd ostaggio delle correnti e se vogliono trasformare le primarie in una specie di Renzi contro il resto del mondo, non so se ne vale la pena”.

INTERVENTO DI SANDRO GOZI

sandro gozi, partito democratico

Secondo il deputato Sandro Gozi c’è bisogno ”di un Partito Democratico aperto non solo agli iscritti ma a tutti i cittadini interessati, che tenga referendum sulle grandi questioni prima di decidere nel partito o in Parlamento, che metta in atto un ricambio regolare al suo interno. Molto di tutto questo si trova nello statuto di quel PD che avevamo promesso nel 2007. Ma quel PD non è mai stato realizzato e così anche lo statuto è rimasto sulla carta”.

”Bisogna ritrovare coraggio – scrive Gozi nel suo nuovo libro ‘Playlist Italia. La sinistra e il coraggio di cambiare musica’ – per ritrovare credibilità perché ci sono anche scelte che una dirigenza deve fare, assumendosene la responsabilità e avendo il coraggio di spiegarle. Perché un partito non può ridursi a un semplice comitato elettorale o un’assemblea permanente. La politica italiana recita su uno spartito vecchio, canta canzoni che non ascolta più nessuno, e probabilmente non saprebbe riconoscere neppure uno dei brani della nuova playlist italiana. E’ stata per 15 anni sorda di fronte al grido di cambiamento che veniva dal paese. L’Italia è rimasta in uno stallo senza colonna sonora. Ora la sinistra deve cambiare musica per un nuovo concerto italiano ed europeo”.