Proteste in Bulgaria: giornate roventi a Sofia, non certo per il caldo torrido, ma a causa delle proteste che stanno paralizzando la capitale bulgara.
[ad]Circa 10 mila persone sono scese in strada mercoledì 19 giugno per manifestare contro la politica del governo, guidato da Plamen ORESHARSKI.
Il corteo pacifico di gente esasperata dall’aumento del costo della vita ha marciato verso il palazzo dell’Assemblea (parlamento bulgaro) cantando slogan anti-governativi e chiedendo le dimissioni di un esecutivo incapace di dare risposte incisive conto la crisi economica e paralizzato dalla mancanza di una maggioranza in grado di mettere in atto un piano serio di riforme.
Il traffico sulle principali strade della capitale bulgara è stato bloccato per diverse ore generando non pochi disagi.
La Bulgaria, da sei giorni consecutivi è paralizzata da migliaia di proteste anti-governative sparse in tutto il territorio nazionale. A far scattare la rabbia popolare, oltre ai problemi economici, è stato l’inasprimento della politica di sicurezza del paese e rappresentato dall’elezione da parte del parlamento del nuovo capo della sicurezza nazionale, Delyana Peevski, uomo dal passato alquanto opaco e violento, secondo l’opinione comune.
A seguito delle proteste popolari i deputati dell’Assemblea Nazionale hanno votato l’altro ieri per l’annullamento della nomina, ma nonostante questo, le manifestazioni nelle principali città di tutto il paese stanno continuando.
Anche l’altro ieri sei mila persone si sono riunite nella capitale bulgara continuando a chiedere a gran voce le dimissioni del governo.
Ogni ora che passa in Bulgaria il numero di manifestanti e il malcontento crescono e non si placa la dissidenza. Anche nei prossimi giorni si prevedo un clima arroventato e nuove ondate di protesta.
Nel centro della capitale la polizia ha bloccato tutte le strade principali per rendere sicuro il passaggio dei manifestanti e isolare eventuali atti di violenza.
Alla protesta partecipano i rappresentanti di diverse generazioni d’età e di status sociale: famiglie con bambini, studenti, anziani, esponenti della classe media e disoccupati e tutto si è svolto in maniera pacifica.
Anche nelle grandi città del Paese come Plovdiv e Varna si registrano folti assembramenti di persone che chiedono nuove elezioni e lamentano l’inerzia dell’attuale governo.
Per ora la situazione resta sotto controllo ma più le ore passano e più incerta si fa l’esito di questo braccio di ferro fra cittadini e un governo sordo asserragliato nel palazzo.
Nelle prossime ore sarà quindi chiaro se i rappresentanti dell’esecutivo saranno disposti a fare un passo indietro dimettendosi e aprendo così la strada ad una crisi di governo che potrebbe portare a elezioni anticipate. Oppure continuare ciecamente a sopravvivere nonostante la piazza.