Se la base vuole (ri)prendersi il Pd

Pubblicato il 23 Giugno 2013 alle 13:06 Autore: Gabriele Maestri

Se la base vuole (ri)prendersi il Pd

Una giornata per “metterci la faccia”, per dare la possibilità agli iscritti e ai simpatizzanti del Partito democratico di esprimere i loro malesseri sullo stato e sulle azioni della loro formazione politica e le proposte per il futuro, proprio nella sede nazionale del Pd stesso: l’hanno voluta con convinzione alcune delle reti più significative della base democratica, in particolare INSIEME per il PD con il suo coordinatore Giuseppe Rotondo, assieme a FutureDem, Adesso Donne, Open PD Adesso, Innovatori Europei, AND, OccupyPD, BigBang NetDem. L’incontro si è concretizzato ieri, con il titolo INSIEME Riprendiamoci il PD e dai i presenti è venuto un monito preciso: il prossimo congresso del Pd è l’ultima occasione che il partito ha per salvarsi, se non mette insieme il meglio che ha (sono parole di Francesco Nicodemo) rischia di morire.

[ad]«L’idea del Partito democratico non è negoziabile, ma questo partito non è nato democratico; tutti coloro che hanno gestito il Pd finora, invece, sono assolutamente negoziabili, essendo persone sbagliate al posto giusto». In questa frase di Carlo D’Aloisio, il primo a intervenire a nome di Open PD, è contenuto il pensiero che gli intervenuti, ciascuno con le proprie sfumature, esperienze e delusioni, hanno maggiormente rimarcato. Il riconoscimento al valore dell’appartenenza è forte, ma con la stessa forza si vuole chiudere con le malepratiche come i pacchetti di tessere (quelli sì idealmente da bruciare) e con la gestione che il partito ha avuto finora: «Chi fino a oggi ha occupato certe cariche non deve poter essere rieletto lì, è un imperativo» esige Patrizia Cini di OccupyPd Roma, che rivendica apertura per il congresso, le regole e la commissione congressuale.

La sala conferenze del Nazareno è quasi piena, è un successo e dovrebbe essere una festa ma – ne sono tutti convinti – c’è poco da festeggiare e molto da ricostruire. «Sbagliare è umano – nota con realismo il deputato Sandro Gozi – ma il Pd ha dimostrato di essere diabolico, infilando più sconfitte per un numero infinito errori di comunicazione che ora ci costringono a governare con Brunetta, Schifani e Gasparri». Gozi, da sempre vicino a Romano Prodi, si dice preoccupato se il Professore dovesse lasciare il Pd, «ma lo sono ancora di più per quelli che se ne andrebbero con lui o hanno già lasciato il partito: l’unico modo per recuperarli è essere un partito aperto, in cui possano votare tutti quelli che davvero vogliono il Pd e lo amano». Due battute Gozi le riserva anche alla questione della leadership: da una parte guarda con favore alle primarie aperte, ma chiede che il segretario del partito sia anche il candidato alla guida del governo («Altrimenti, anche se si vince, non si riesce a reggere, come è capitato a Prodi»); dall’altra vede di buon grado anche la candidatura di Matteo Renzi, «ma meno pranza o cena con D’Alema, meglio è per tutti, perché abbiamo bisogno di un congresso competitivo, non consociativo».

L'autore: Gabriele Maestri

Gabriele Maestri (1983), laureato in Giurisprudenza, è giornalista pubblicista e collabora con varie testate occupandosi di cronaca, politica e musica. Dottore di ricerca in Teoria dello Stato e Istituzioni politiche comparate presso l’Università di Roma La Sapienza e di nuovo dottorando in Scienze politiche - Studi di genere all'Università di Roma Tre (dove è stato assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato). E' inoltre collaboratore della cattedra di Diritto costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Parma, dove si occupa di diritto della radiotelevisione, educazione alla cittadinanza, bioetica e diritto dei partiti, con particolare riguardo ai loro emblemi. Ha scritto i libri "I simboli della discordia. Normativa e decisioni sui contrassegni dei partiti" (Giuffrè, 2012), "Per un pugno di simboli. Storie e mattane di una democrazia andata a male" (prefazione di Filippo Ceccarelli, Aracne, 2014) e, con Alberto Bertoli, "Come un uomo" (Infinito edizioni, 2015). Cura il sito www.isimbolidelladiscordia.it; collabora con TP dal 2013.
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