Nelson Mandela in condizioni gravissime
“Credo che un eroe sia quello che comprende la responsabilità che comporta la sua libertà” diceva il grande Bob Dylan. E Nelson Mandela è uno di questi. Nell’ultimo periodo è diventato, come molti altri, uno di quei personaggi di cui si parla poco ma non perché non sia più degno di considerazione ma perché appartiene a quella lunga schiera di icone sulle quali ispirarsi in momenti di difficoltà economiche, politiche e sociali. In un momento di guerre, discriminazioni e disuguaglianze sembra quasi blasfemo parlare di Nelson (nome ispirato dal grande ammiraglio inglese) Mandela (cognome del nonno). Da qualche giorno è ricoverato in ospedale e dalla notte passata, le sue condizioni, secondo i medici, sono peggiorate molto.
[ad]E’ sempre stato un genio ribelle Madiba, già dai tempi dell’università di Fort Hare da cui venne espulso nel 1940 per aver guidato una manifestazione di indignazione contro le deportazioni e provvedimenti di discriminazione. Non accettò la donna che avrebbe dovuto sposare secondo la sua tribù e scappò a Johannesburg dove, dall’età di 22 anni, iniziò a lavorare nelle miniere in condizioni sovrumane insieme a molti altri suoi compagni. Nel 1944 fondò così l’ANC (African National Congress) insieme a Walter Sisulu e Oliver Tambo mossi da una sete di giustizia e uguaglianza fino a qual momento sconosciute al Sud Africa. Da quel momento iniziò la sua battaglia (anche armata) contro uno Stato che non accettava dissidenti, come ogni regime dittatoriale che (non) si rispetti. Finì in carcere ingiustamente per molti anni e qui conobbe anche la durissima condizione dei detenuti fino a quando venne liberato all’età di 71 anni nel 1990. Nel frattempo aveva perso suo madre e suo fratello.
Nel 1991 Mandela diventa presidente del Sud Africa, ma soprattutto “il Presidente di tutti”. Abolisce il regime dell’apartheid e nel 1993 riceve il premio Nobel per la pace “per il comune impegno nella promozione di un Sudafrica democratico” e dopo sette anni di governo, che ha permesso al Sud Africa di diventare un paese finalmente libero, si ritira dalla vita pubblica.
Sembra ancora di vederlo, Nelson, con quel sorriso fanciullesco stringere la mano a Bill Clinton, al capitano del Sud Africa François Pienaar o essere presente alla finale dei Mondiali di calcio del 2010 ma soprattutto sembra sentirlo pronunciare queste parole: “Ho nutrito l’ideale di una società libera e democratica, in cui tutte le persone vivono insieme in armonia… Questo è un ideale per cui vivo e che spero di realizzare. Ma se è necessario, è un’ideale per il quale sono pronto a morire”. Caro Madiba, continua a lottare come hai sempre fatto nel corso della tua vita e se ti sembrerà di cadere, sappi che la tua grande battaglia, sulla nostra terra, l’hai già vinta.
ARCIVESCOVO MAKGOBA INVOCA FINE PACIFICA E PERFETTA
Una veglia di preghiera per Nelson Mandela è stata celebrata dall’arcivescovo di Città del Capo, Thabo Makgoba, alla presenza dei familiari dello stesso Premio Nobel, da tre giorni ricoverato in condizioni critiche in un ospedale di Pretoria.
Il prelato ha invocato per il 94enne ex presidente sudafricano ”una fine pacifica, perfetta”. ”Che noi possiamo essere colmati di gratitudine per tutto il bene che ha fatto per noi e per la nostra nazione e che possiamo onorare la sua eredità attraverso le nostre vite chiedendo al Signore concedere a Madiba eterna cura e sollievo dal dolore e dalla sofferenza”.