Palermo e Miccoli: non è bastata un’amara retrocessione in B dopo 9 anni. Non è bastata una stagione tormentata durante la quale Zamparini ha battuto ogni record personale per numero di allenatori e direttori sportivi allontanati e poi reintegrati.
[ad]Non sono bastate nemmeno le preoccupazioni legate al futuro della società e alla necessità di trovare nuovi investitori pronti a sposare il progetto.
Nell’annus horribilis dell’U.S. Città di Palermo si registra un altro triste episodio, forse quello più inaspettato e più doloroso, completamente estraneo alle tristi vicende calcistiche.
Questa volta i tifosi palermitani sono stati colpiti al cuore dal giocatore simbolo, dalla loro bandiera, dal loro capitano. Fabrizio Miccoli ha commosso tutti con le sue lacrime di disperazione al termine di quella maledetta partita contro l’Udinese alla terzultima di Campionato, persa 2-3.
In sei anni ha fatto emozionare il Barbera con le sue giocate, con le sue 81 realizzazioni, con il suo forte attaccamento alla città e alla maglia. Un campione in campo ed anche fuori, per il suo forte impegno nel sociale, con la sua adesione ad una serie di iniziative volte ad aiutare i meno fortunati. Ma è l’amicizia con il figlio del boss mafioso Antonio Lauricella ad averne compromesso forse per sempre, l’immagine.
Il 22 giugno la procura di Palermo fa recapitare a Miccoli un avviso di garanzia per estorsione. Avrebbe chiesto infatti, al suo amico, Lauricella jr. di riscuotere con le “maniere forti” dei crediti legati ad un locale di Mondello.
Non è tutto. In base ad alcune intercettazioni telefoniche Miccoli parlando del giudice scomparso dice “Quel fango di Falcone”.
Miccoli al telefono con Lauricella offende la memoria del giudice Falcone, delle persone che nell’attentato persero la vita e di un’intera città. Sono parole che offendono anche la Città e i palermitani che vedevano in Miccoli un esempio da seguire per il suo impegno alla lotta a qualsiasi organizzazione criminale.
Le reazioni a questa vicenda sono state immediate. Zamparini ha invitato Miccoli a cambiare squadra nel più breve tempo possibile, in segno di rispetto verso i suoi ex tifosi. Il ministro D’Alia, invece, è più duro e chiede alla FIGC l’immediata radiazione.
MICCOLI SI SCUSA “NON SONO UN MAFIOSO”
Il calciatore, nella giornata di giovedì 27 giugno, ha convocato una conferenza stampa per chiarire la vicenda. “Non dormo da tre giorni sono uscite cose che non penso. E ho dimostrato con i fatti che non sono un mafioso e che sono contro la mafia. Ho dimostrato nel ventesimo anniversario della morte di Falcone partecipando con magistrati e tanti altri al ricordo del giudice. Sono qui per chiedere scusa alla città. Sono un padre di famiglia e cerco di fare crescere i miei figli nella legalità. Sono un calciatore e non un mafioso”.
STEFANO MERLINO