Dopo il discusso primo turno del 15 marzo, in cui la maggioranza dei francesi ha disertato le urne a causa della già esplosa epidemia di Covid-19, domenica si svolgerà il secondo turno delle elezioni municipali francesi. Sebbene la scarsa affluenza abbia senz’altro almeno in parte distorto il risultato politico della consultazione, si possono individuare alcuni trend. Il primo è il deludente risultato del partito del Presidente Macron La Republique en Marche (LaREM), che rischia di perdere la sua roccaforte di Lione e che ha avuto risultati insoddisfacenti quasi ovunque. Al contrario, i verdi hanno avuto un vero e proprio exploit e sono favoriti per esprimere i nuovi sindaci di Lione e Tolosa, rispettivamente terza e quarta città del Paese.
I socialisti e i repubblicani, da anni in tragica crisi a livello nazionale, tengono invece a livello locale: i primi dovrebbero mantenere i sindaci di Parigi e Lille e potrebbero conquistare Marsiglia, mentre i secondi manterranno con ogni probabilità Nizza e sono in corsa per mantenere la guida di Marsiglia, Bordeaux e Tolosa. Il Rassemblement National di Marine Le Pen si conferma debole a livello locale: nelle grandi città è escluso quasi ovunque dal secondo turno (vi accedono i candidati con almeno il 10% delle preferenze), ma potrebbe conquistare Perpignan, dove Louis Aliot potrebbe diventare il primo sindaco lepenista di una città con più di 100mila abitanti. Di seguito il dettaglio della sfida nelle cinque città principali di Francia.
Parigi
Nella capitale la sfida al secondo turno si svolgerà tra tre donne. La sindaca socialista uscente Anne Hidalgo ha preso un convincente 29.3% al primo turno e ha incassato il sostegno del candidato verde David Belliard, che aveva ottenuto il 10.3% dei suffragi. Hidalgo ha infatti puntato molto sull’ecologia nel suo primo mandato ed è popolare tra gli ambientalisti. A sfidarla l’ex ministra repubblicana Rachida Dati, che ha ottenuto il 22.7%, e l’ex ministra della salute macroniana Agnes Buzyn, le cui uscite polemiche sulla gestione del coronavirus non sembrano averla aiutata dal punto di vista elettorale, visto che i sondaggi la inchiodano intorno al 17% ottenuto al primo turno. L’unica incognita per la rielezione di Hidalgo può insidiarsi nel cervellotico sistema elettorale vigente a Parigi, Marsiglia e Lione, per cui il sindaco è eletto dai rappresentanti delle differenti zone della città, in cui vige un sistema maggioritario al secondo turno. Dati ha infatti vinto in quasi tutti gli arrondissement ad ovest della città e, per quanto sia improbabile, potrebbe contendere la nomination a Hidalgo nonostante un numero di voti consistentemente inferiore.
Marsiglia
A Marsiglia i socialisti potrebbero tornare a eleggere il sindaco dopo i 25 anni di “regno” del repubblicano Jean-Claude Gaudin. La candidata progressista Michèle Rubirola ha infatti vinto il primo turno con il 23.4% dei suffragi e ha incassato il supporto dei verdi e della sinistra radicale de La France Insoumise. A destra invece, nonostante un seguito maggioritario, si presentano tre candidati al secondo turno: la repubblicana Vassal che non è andata oltre il 22.3%, il lepenista Stèphane Ravier con il 19.5% e il dissidente repubblicano Bruno Gilles che, nonostante il suo 10.7%, ha deciso di rimanere in corsa, aumentando così di molto le chances di successo di Rubirola. Mai come questa volta a Marsiglia saranno decisive le sfide nei vari “settori” della città (alcune delle quali si profilano davvero molto incerte) per l’elezione del successore di Gaudin.
Lione
Nella terza città francese, la più importante guidata dal partito di Macron, si prospetta il colpo grosso dei verdi, che hanno vinto il primo turno con il 28.5% delle preferenze. Per fermare la corsa del verde Grégory Doucet, La Republique en Marche ha stretto un patto con il centrodestra dei repubblicani, con questi ultimi che sosterranno il macroniano Yann Cucherat per le municipali, mentre il partito del Presidente sosterrà il repubblicano Noel-Buffet alle elezioni della città metropolitana. Ciononostante, la vittoria di Doucet sembra probabile: il candidato verde ha ottenuto l’appoggio dei socialisti e de La France Insoumise e la questione ambientale è centrale nella città più inquinata di Francia. Inoltre, il candidato dissidente de La Republique en Marche Georges Képénekian ha superato il primo turno e ha annunciato che non ritirerà la propria candidatura, rischiando di togliere ulteriormente seguito a Cucherat. Una sconfitta a Lione sarebbe un segnale fortemente negativo per Macron, che continua a non trovare seguito a livello locale, a causa della mancanza di una classe dirigente e del radicamento dei partiti tradizionali.
Tolosa
Anche a Tolosa la sfida è tra il ticket LaREM-repubblicani e un candidato verde sostenuto da tutto il campo progressista. Il sindaco uscente repubblicano Jean-Luc Moudenc ha vinto il primo turno con il 36.2% dei voti, seguito dal 27.6% del verde Antoine Maurice e dal 18.5% della socialista Pellefigue, con quest’ultima che si è ritirata appoggiando Maurice, rendendo la sfida di fatto un ballottaggio. I sondaggi danno un testa a testa: 51% per Maurice contro il 49% di Moudenc. Il numero di votanti potrebbe essere decisivo: un’astensione alta, in particolare tra gli ultra 65enni impauriti dal contagio, dovrebbe favorire Maurice, ma quella per Tolosa si annuncia la sfida più incerta di queste elezioni municipali.
Nizza
Al contrario di Tolosa, la sfida di Nizza sembra essere tutto meno che equilibrata. Il sindaco uscente, il repubblicano Christian Estrosi, ha preso il 47.5%, sfiorando la vittoria già al primo turno. Suoi avversari saranno il lepenista Philippe Vardon e il verde Jean-Marc Governatori, che al primo turno hanno totalizzato rispettivamente il 16.7% e l’11.3% dei consensi. Il Partito Socialista locale ha anche ufficialmente suggerito ai propri elettori di votare scheda bianca e di non sostenere Governatori, considerato inaffidabile, riducendo ulteriormente le sue già scarse probabilità di vittoria. Estrosi ha disertato il tradizionale dibattito televisivo pre-elettorale in televisione, dichiarando di “non voler togliere tempo alla lotta contro la pandemia con la propria campagna elettorale”.