UE divisa sulla ripresa dei negoziati con la Turchia: vince la Germania

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I negoziati tra l’UE e la Turchia ripartiranno, ma a ottobre. A deciderlo, i 27 membri UE riuniti a Lussemburgo.

[ad]I negoziati sarebbero dovuti ripartire subito, come era previsto da fine maggio e dovevano riguardare esclusivamente il capitolo 22, relativo alla politica regionale.

Dopo i fatti di Piazza Taksim e le violente repressioni che vi hanno fatto seguito, con 7500 feriti, 4 morti e centinaia di arresti, – secondo le stime dell’Associazione dei medici turchi- la riapertura del negoziato era stata messa ampiamente in discussione.

Nel corso del Consiglio Affari Generali tenutosi ieri, è stato raggiunto un compromesso tra i 27, mentre solo il giorno prima non sembravano esserci possibilità di mediazione sulla questione. In particolare, è passata la linea tedesca, appoggiata da Paesi Bassi e Austria.

La riapertura dei negoziati ad ottobre sarà subordinata alla presentazione, da parte della Commissione Europea, del rapporto annuale sui progressi fatti dalla Turchia sul fronte dell’allineamento alla richieste dell’Unione Europea. Tuttavia, una parte degli Stati membri, tra cui l’Italia, riteneva opportuno non far slittare i negoziati, per poter esercitare forti pressioni sulle autorità turche e indurle sin d’ora ad un allentamento delle tensioni interne al Paese.

Lo slittamento a ottobre dei negoziati non sembra essere pienamente casuale. Il 22 settembre, infatti, in Germania ci sarà l’importante appuntamento elettorale, che vede Angela Merkel correre nuovamente per la Cancelleria.

Sull’entrata della Turchia nell’UE, il suo partito, la CDU, ha sempre tenuto un atteggiamento rigido e molto scettico, che si è radicalizzato ulteriormente nelle ultime settimane.

Domenica 23 giugno, la CDU ha presentato il proprio programma elettorale, che ribadisce un netto e chiaro no alla Turchia nell’UE, perché essa “non soddisfa le condizioni idonee per la membership, e, a causa delle sue dimensioni e della sua struttura economica, l’Unione Europea ne verrebbe sopraffatta”.

Non sono mancate, poi, le severe condanne da parte della Merkel contro il Governo di Recep Tayyip Erdogan e contro la repressione delle manifestazioni di Istanbul, ritenute da Merkel “decisamente troppo dure”. E’ evidente che tale strategia elettorale non poteva comportare una riconferma dei negoziati previsti per oggi.

Cominciati nel 2004, i negoziati d’adesione per la Turchia nell’Ue hanno subito una battuta d’arresto nel 2010. Da quel momento, quasi nessun progresso è stato fatto. Su 35 capitoli su cui la Turchia si deve uniformare, solo uno è stato concluso, altri 8 sono bloccati.

Continua ad essere in alto mare anche la firma dell’accordo per un’area di libero scambio con l’UE, a causa delle quarantennali  tensioni tra Turchia e Cipro, per le dispute territoriali sulla Repubblica Turco-cipriota di Cipro Nord. Secondo recenti sondaggi, anche l’opinione pubblica turca ha perso interesse nell’adesione all’UE: se nel 2011 il 70% dei turchi era favorevole, ora lo è solo il 30%. La stessa Turchia, nell’ultimo anno ha iniziato a guardare sempre più ad Oriente, verso organizzazioni regionali alternative all’UE, come la Shanghai Cooperation Organization (SCO), che riunisce le Repubbliche Centro Asiatiche, Russia e Cina. Il pendolo turco, insomma, non si è ancora fermato.

TURCHIA: BONINO, UE NON DEVE CONGELARE NEGOZIATI

”L’Ue non può e non deve congelare i negoziati” con la Turchia. Lo ha detto il ministro degli Esteri Emma Bonino al Senato. L’Europa, ha aggiunto, non può cedere alla reazione istintiva di irrigidirsi e di chiudersi di fronte ai fatti” delle ultime settimane. Il tema della Turchia sarà sul tavolo del Consiglio europeo di oggi a Bruxelles

 

di Annalisa Boccalon