Ddl intercettazioni: una magra figura all’estero

Pubblicato il 11 Giugno 2010 alle 07:15 Autore: Fabio Chiusi
Ddl intercettazioni: una magra figura all’estero

Il disegno di legge sulle intercettazioni? Secondo The Guardian

It’s a malign insult to anything you can call press freedom in a half-functioning democracy. Some fly-blown old Third World dictatorship called Berlusconia, perhaps: but this is Europe, our Europe.

In poche parole, sarebbe un insulto perfino in una democrazia dimezzata. Cose da “Berlusconia” (lo stesso termine usato in Australia qualche tempo fa – ricordate lepolemiche?), e cioè da dittature corrotte del Terzo Mondo. Un pericolo per l’Europa, “la nostra Europa”.

The Economist non ci va più leggero. A partire dall’attacco:

AMONG the consequences of Silvio Berlusconi’s long ascendancy over Italy is the numbing of his compatriots’ democratic sensibilities. That the most controversial bill before parliament is being fine-tuned at meetings chaired by Mr Berlusconi’s trial lawyer, for example, no longer even merits comment.

Nessun commento sul fatto che una legge tanto controversa sia stata predispostadall’avvocato del premier Niccolò Ghedini. Ma una stilettata terribile sulla capacità degli italiani di riconoscere i pericoli per la democrazia, diminuita sensibilmentesecondo il settimanale inglese dopo sedici anni di berlusconismo. The Economist poi ha il merito di non sottovalutare il problema dell’abuso delle intercettazioni, che sostiene (giustamente, a mio avviso) essere reale. E di riconoscere che alcune delle misure approvate oggi al Senato “sarebbero considerate normali in altri paesi” – un aspetto questo che molti oppositori della legge dovrebbero avere l’onestà intellettuale di riconoscere, senonaltro per disinnescare i Gasparri di turno. “Ma l’Italia non è come gli altri paesi“, accusa The Economist:

It is notoriously corrupt, so politics and justice overlap. And its sluggish legal proceedings can take years to reach the point of indictment.

Il nostro, insomma, è un paese “notoriamente corrotto, per cui politica e giustizia si sovrappongono”. E a causa della lentezza della nostra giustizia possono servire anni per arrivare a termine di un processo. Ergo: inutile paragonare noi e gli altri. Le scale temporali sono diverse. Se a questo si aggiunge che in Italia “abbonda la criminalità organizzata” e che con questa legge gli ultimi due “capi dei capi” di Cosa Nostra non sarebbero finiti in galera, ce n’è abbastanza – secondo The Economist – per costringere il legislatore a riconsiderare la legge. Dopotutto, queste preoccupazioni “dovrebbero essere prese più seriamente del diritto di Berlusconi di mantenere privata la sua vita sessuale”.

Insomma, in Europa ci si inizia a preoccupare davvero per il futuro del nostro Paese. Con parole vicine a quelle che si possono trovare in Rete oggi: rivoluzione, regime, resistenza, fascismo, guerra civile, disobbedienza. Che fare? E’ facile e difficile dirlo. Facile perché la soluzione migliore sarebbe che il governo ritirasse il provvedimento, o che i “finiani” si mettessero di traverso. Ma al momento appare davvero arduo accada. Difficile perché se ciò non dovesse accadere la politica dovrebbe attrezzarsi – e alla svelta – per dare una risposta all’ondata di malcontento che si respira nella parte attiva del Paese (su quella assopita nulla ha effetto, ci sono i mondiali), e al momento non ne sembra per nulla in grado. Preoccupante. “Perché in Italia – lo scriveva Leonardo Sciascia – non si può scherzare né coi santi né coi fanti: e figuriamoci se, invece di scherzare, si vuole fare sul serio”.

 

(Blog dell’autore: il Nichilista)

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