Grillo e Casaleggio presentano la democrazia elettronica
Grillo e Casaleggio: la rivista mensile Wired, che si occupa di tecnologia, social network e tanto altro, pubblica sul prossimo numero (in uscita il 2 luglio) un interessante focus sul nuovo progetto allo studio dei fondatori del Movimento 5 Stelle.
[ad]Anticipiamo subito che l’intuizione avuta dal leader del M5S, se andasse in porto e riscontrasse una reale diffusione, avrebbe una portata quasi rivoluzionaria sulla stessa democrazia rappresentativa.
Ma in cosa consiste questo ipotetico “colpo di genio”?
Il nome ufficioso, per adesso, è “Parlamento elettronico” e consiste in una nuova piattaforma partecipativa online che il Movimento 5 Stelle sta lanciando in queste settimane nella Regione Lazio, per permettere agli eletti e ai cittadini di interagire.
Parlamento elettronico può essere considerato come l’evoluzione naturale degli ormai famosi Meetup, strumenti utilizzati fin dal 2005 dai grillini per convocare e coordinare i loro incontri.
Ma in cosa consiste la novità? Il M5S non utilizza già lo strumento delle primarie online (peraltro non molto partecipato e suscettibile di attacchi informatici)? Parlamento elettronico, al contrario delle primarie, si propone come network molto più ampio e ambizioso. Con l’obiettivo, neanche troppo velato di superare i limiti della democrazia rappresentativa così come la conosciamo, per coinvolgere i cittadini non solo in occasione delle elezioni, ma anche nei processi di scrittura di una legge.
Certo, pensare di poter far partecipare milioni di persone alla redazione di un progetto di legge sembra un’utopia, ma, a pensarci bene, sul blog di Grillo qualcosa di simile succede già adesso, se è vero che chi è iscritto può suggerire e proporre le proprie idee per contribuire a risolvere problematiche locali. L’ipotetica buona riuscita dell’esperimento potrebbe, inoltre, risolvere il problema, sempre più dilagante nel nostro paese, dell’astensionismo.
Scendendo nei dettagli tecnici, la nuova piattaforma del M5S si distingue per tecnologia e scala della sperimentazione.
Il software di Parlamento elettronico è, infatti, una vecchia conoscenza di chi si occupa di e-democracy: LiquidFeedback, il codice open source sviluppato dal Partito Pirata tedesco nel 2010.
È stato ampiamente testato e utilizzato anche in Italia come base di Ars, la piattaforma dell’Assemblea regionale siciliana, e adesso i grillini vorrebbero diffonderlo nelle due regioni più importanti d’Italia, il Lazio e la Lombardia.
Il rischio e la sfida del progetto stanno proprio nella partecipazione: se Parlamento elettronico non riuscirà a diffondersi e ad acquisire un cospicuo numero di iscritti (almeno qualche centinaio di migliaia), la portata rivoluzionaria dell’idea morirebbe all’istante, un po’ come è accaduto con LiquidFeedback in Germania.
Il programma informatico tedesco, che in un primo momento ha contribuito a gonfiare le vele nere dei pirati, sul lungo periodo ha invece tradito le aspettative, facendo precipitare il Pp al di sotto della soglia di sbarramento del 5%, utile per entrare nel Bundestag in occasione delle elezioni del settembre prossimo.