Gli stranieri alla conquista di Milano
Continuano le acquisizioni estere, ed in particolare francesi, sui marchi del lusso italiano, in tutti i settori. La notizia, riportata in mattinata da Corriere e Repubblica, è dell’acquisto, da parte della holding transalpina LVMH, della rinomata pasticceria Cova, in pieno Quadrilatero della Moda a Milano.
[ad]Il gruppo francese, leader mondiale del lusso, il cui marchio di punta è Louis Vuitton, ha infatti definito l’acquisto delle quote di maggioranza della storica pasticceria di via Montenapoleone. La società presieduta da Bernard Arnault ha superato le analoghe offerte giunte da Prada, anch’essa interessata all’acquisizione del locale. Bertelli aveva proposto alla famiglia Faccioli, proprietaria della pasticceria Cova, di rilevare il locale ed apportare sostanziali modifiche estetiche per accorparla al negozio della marca milanese che è fisicamente vicino.
I francesi hanno vinto questa “gara del lusso” rassicurando i proprietari sul fatto che nessuna modifica sarà apportata all’immagine della Cova. Una strategia vincente che prosegue la linea della holding parigina, che in Italia e a Milano in particolar modo ha negli ultimi tempi investito grandi capitali. La pasticceria Cova è infatti l’ultimo acquisto dopo marchi del lusso mondiali quali Pucci, Fendi, Bulgari, come riportato dall’articolo de “La Repubblica” consultabile on-line.
Svaniti i bei tempi in cui Milano era la capitale mondiale del lusso, in cui i grandi gruppi milanesi della moda dettavano la linea a livello mondiale e risultava impensabile che le proprietà pensassero a cessioni di questo tipo, in particolare in favore dell’altra grande città della moda mondiale, Parigi. Erano gli anni Ottanta, gli anni della “Milano da bere” che acquistava prestigio globale anche grazie all’industria del lusso. Le cose sono cambiate, e negli ultimi anni quella supremazia è andata persa, insieme agli investimenti italiani.
Anche la pasticceria Cova ha seguito questo destino. Il locale, fondato praticamente due secoli addietro, nel 1817, proprio a fianco della Scala, e poi spostatosi nel Quadrilatero, è stato spesso teatro di circoli intellettuali ma ha anche scritto pagine di storia più tumultuose. Basti ricordare, come con orgoglio sottolinea la presentazione storica del locale dal sito ufficiale, che alla Cova si riunivano i patrioti che organizzarono le Cinque Giornate, e che ancora in questo locale, trasferitosi dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale in via Montenapoleone, si discuteva tra le classi dirigenti del tempo della ricostruzione del Paese. Il marchio ha assunto poi una dimensione internazionale più recentemente, con l’apertura di punti vendita a Hong Kong ed in Giappone, in Cina e sulle crociere più lussuose degli Stati Uniti.
La guerra del lusso non riguarda però soltanto locali e marchi, ma ormai coinvolge anche i manager. A tal proposito, riprendiamo un articolo del Corriere della Sera, a firma di Maria Silvia Sacchi, che ci racconta del passaggio di decine di manager delle case del lusso milanesi all’estero, ed in particolare sempre al gruppo Louis Vuitton (ma non solo). Che Milano e i milanesi abbiano deciso di abdicare?