Quando il numero di maglia è storia

Quando il numero di maglia è storia

[ad]La carriera di un calciatore quasi sempre si lega ad un numero di maglia, mai scelto in modo banale, che ne identifica la sua storia umana e professionale.

Ci sono maglie, però, che in pochissimi, possono avere l’onore di indossare, perché a quel numero si associano pagine di Storia.

Nella Milano rossonera c’è del sacro attorno ai numeri 3 e 6, entrambi ritirati. Erano di Paolo Maldini e Franco Baresi, due tra i più forti difensori italiani di sempre, capitani del Milan che con Sacchi, Capello, quindi con Ancelotti, hanno conquistato il Mondo, dipingendo di rossonero il cielo sopra Atene, Vienna, Manchester, Tokyo.

Il popolo interista non dimenticherà mai Giacinto Facchetti e il suo numero 3, che l’ha sempre accompagnato, anche in Nazionale.

Nessuno come lui, simbolo della Grande Inter del “mago” Herrera che a partire dagli anni Sessanta vinse Scudetti, Coppe dei Campioni, Coppe Intercontinentali.

Diego Armando Maradona dal 1984 al 1991, indossando il numero 10, ha portato Napoli prima sul tetto d’Italia, poi su quello d’Europa con la conquista della Coppa Uefa contro lo Stoccarda. Una maglia che Napoli amerà per sempre e che nessuno ha più indossato, visto il suo significato quasi divino.

E poi c’è un movimento di artisti del pallone dai piedi fatati, tutti scoperti e portati a Torino dall’Avvocato Agnelli, tutti numeri 10 della Juventus.

Michel Platini, “le roi”, Pallone d’oro per tre anni consecutivi, ne è il massimo esponente. Il suo quadro più pregiato è di sicuro quello datato 1985, tra l’altro non convalidato, in Finale di Coppa Intercontinentale contro l’Argentinos Juniors, poi vinta dai bianconeri. Roberto Baggio ha incantato il Delle Alpi per cinque stagioni. Il 1993 è un anno indimenticabile per il Divin Codino, che sigla quattro goal, tra andata e ritorno, nella Finale di Coppa Uefa, vinta contro il Borussia Dortmund. Sempre nello stesso anno vince il Pallone d’oro.

roberto baggio e alessandro delpiero

E poi è arrivato Alessandro Del Piero, i suoi 290 goal in bianconero e le 750 presenze. Il Pinturicchio, così soprannominato dall’Avvocato Agnelli, è stato capitano della Juventus dal 2001 al 2012. Ha vinto 6 Scudetti(più uno revocato), una Champions League, una Coppa Intercontinentale segnando, tra l’altro, lui il goal decisivo al River Plate. Del Piero è stato il simbolo della rinascita bianconera dopo Calciopoli, rimanendo in bianconero pure in Serie B.

Si chiama Carlos Tevez, detto Apache, il nuovo numero 10 della Juventus. Argentino,classe 1984,potente attaccante abile a giocare anche come trequartista, è reduce da quattro stagioni al Manchester City, caratterizzate da un rapporto difficile con Mancini.

E’ lui il tanto atteso Top Player chiamato a portare la Juventus ad affermarsi fuori dai confini nazionali. Marotta ha bruciato la concorrenza del Milan, il cui interesse per Tevez era basato solo su cene offerte da Galliani e non su offerte concrete.

Torino è una città elettrizzata dall’arrivo dell’Apache e ci si aspetta molto da lui. Il numero 10, che dopo una stagione riavrà un “proprietario”, porta con se grosse responsabilità, in termini di prestazioni e comportamentali, forse l’unico tasto dolente per l’argentino. Ce la farà?

STEFANO MERLINO