L’Italia ci ha messo l’anima fino alla fine ma la lotteria dei rigori regala la terza finale in tre anni agli spagnoli. Piove sul bagnato.
Sembra inutile scrivere un articolo sulla partita disputata ieri sera fra Italia e Spagna, soprattutto se vengono lasciate dichiarazioni simili a fine partita: “L’Italia è stata eccellente ma noi spagnoli componiamo una generazione indimenticabile!”. A dirlo è Casillas, che nel primo tempo ci ha sbarrato la porta – non solo quella figurata – per la finale, il capitano di queste furie rosse leggendarie. Il portiere del Real Madrid si è espresso a meraviglia poiché non solo la sua generazione è una delle migliori sotto il profilo tecnico e tattico ma è anche la più fortunata dopo ieri sera. Gli azzurri, al termine dei novanta minuti e con le reti inviolate, avevano già dato tutta l’anima possibile e, per resistere agli assalti iberici durante i supplementari, hanno dovuto pescare dalle loro riserve di cuore ma, ciononostante, in finale a Rio ci sarà la Spagna.
[ad]Questa volta di critiche da rivolgere agli azzurri ce ne sono veramente poche: il gioco espresso nel primo tempo è stato il migliore in assoluto, peccato solo per le provvidenziali parate di Casillas sulle testate, non proprio perfette, di Maggio. Il gol del vantaggio è un fantasma ma la Spagna ultracampione sembra essersi trasformata nell’Invincibile Armata di Filippo II che, a dispetto del nome, venne distrutta dalle flotte inglesi nel XVI° secolo. Gioco spento e possesso palla inconcludente.
Dopo l’intervallo la Spagna cresce e l’Italia cerca di risparmiare le forze quasi come se, avendo visto le parate del capitano spagnolo, avesse intuito che la partita non sarebbe finita al 90° minuto. Prandelli prova ad aumentare la fantasia a centrocampo inserendo Montolivo e spostando in difesa De Rossi. Mossa azzeccata solo a metà: se De Rossi si dimostra sempre più granitico ed indispensabile, Montolivo è spento e, dopo le prestazioni in questa Confederations Cup, i tifosi italiani e milanisti saranno legittimati a domandarsi quanto sia indispensabile. Si chiude il secondo tempo, il risultato non cambia ma cambia il protagonista: le furie rosse, lontane qualitativamente dagli alter ego campioni mondiali ed europei, tentano il colpaccio ma hanno la mira difettosa.
I supplementari vedono una squadra azzurra talmente sfiancata che, a detta di Chiellini, pensa unicamente al modo meno faticoso per chiudere l’incontro. La Spagna butta la palla nell’area italiana creando qualche momento di confusione ma il verdetto è rinviato ai rigori. Tutti trasformano il penalty: Candreva, Xavi, Aquilani, Iniesta, De Rossi, Piqué, Giovinco, Sergio Ramos, Pirlo, Mata, Montolivo, Busquets ma non Bonucci che spedisce la palla sugli spalti. A quel punto è tutto nelle mani di Navas che non sbaglia e manda la Spagna in finale.
Prandelli ha parlato di una nazionale commovente e Chiellini di una gara che avrebbero dovuto vincere gli italiani. Troppe parole quando invece sarebbe stato più opportuno un minuto di silenzio e cordoglio prima del fischio di inizio in onore a Borgonovo puntualmente negato dalla FIFA.
Lorenzo Stella