Berlusconi chiama Casini: tutte le verità sulla cena a casa Vespa

Pubblicato il 10 Luglio 2010 alle 10:36 Autore: Fabio Chiusi
Berlusconi chiama Casini: tutte le verità sulla cena a casa Vespa

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Oggi tutti i quotidiani riportano con grande enfasi il tentativo di riavvicinamento a Casini e all’UDC messo in atto dal Premier durante una cena a casa di Bruno Vespa. Il Giornale concede all’avvenimento addirittura il titolo di apertura: “Il nuovo governo nasce a casa Vespa“. Insomma, tutto pur di “sbarazzarsi di Fini”.

Ma qual era il vero scopo del “cenone” (Il Foglio) di celebrazione dei cinquant’anni di giornalismo del conduttore di Porta a Porta? Chi erano i presenti, e quanti erano? Quale è stata esattamente l’offerta fatta da Berlusconi al leader dell’UDC e che ha replicato quest’ultimo? Proviamo a rispondere mettendo a confronto le versioni dei quotidiani oggi in edicola.

Lo scopo

Per molti si è trattato di un incontro “conviviale“. Iacoboni su La Stampa descrive perfino minuziosamente il menù – ah, questa cronaca di denuncia. Pare si  sia parlato di politica, di tutti i temi dell’attualità. Insomma, di “un po’ di tutto: dalla crisi economica agli ultimi sviluppi della situazione politica” (Libero).  No, “nessuna riunione politica, o tantomeno cospiratoria”, “nessun incontro carbonaro” (Il Messaggero). Per Repubblica invece si tratta di una “spericolata (e per ora infruttuosa) operazione politica“. “Sostanza immutata” secondo Il Foglio: “il Cav. vuole amore, Casini la crisi di governo”. Con una ammissione: “l’ammuina era oltre lo spirito familiare e goliardico, eraseria“. Scafi sul Giornale dice che B. era impegnato nella sua “specialità”: quella del “seduttore (politico)“. Apprezzabile il tra parentesi.

Per il Sole l’amo gettato a Casini risponde alla logica di smontare sul nascere un Terzo Polo “che comincia ad avere spazio anche nei sondaggi”. Per La Stampa, invece, si tratta di sterilizzare le minacce dei tre principali nemici di Berlusconi. Nell’ordine: Tremonti, la Lega, Fini. L’opposizione, oramai nemmeno stupisce, non compare. Per Sallusti Berlusconi ha proposto “ufficialmente” a Casini di “mettere da parte le vecchie ruggini e riprendere un percorso politico comune, per reciproco interesse e vantaggio [ma come, e il rispetto delle scelte degli elettori?]“. Si tratta di un progetto “tranchant” anche se “assolutamente naturale[chissà se lo pensava anche mentre Casini proponeva un nuovo CLN per liberare l’Italia da Berlusconi]. Alla faccia della chiacchierata conviviale.

Non c’è molta chiarezza nemmeno sulla durata dell’incontro: si va dalle due ore di “chiacchierata” di Libero, alle “più di quattro” del Sole, passando per le tre di cui parla il Secolo XIX. Si vede che il “cronista di agenzia” assiepato, secondo La Stampa, all’ingresso di casa Vespa doveva avere l’orologio rotto.

Gli ospiti

Oltre all’orologio, il cronista d’agenzia doveva avere gli occhiali rotti, perché anche sugli ospiti regna la confusione totale. Per il quotidiano torinese oltre a Berlusconi con la figlia Marina e Casini c’erano Gianni Letta con signora, Mario Draghi, Tarcisio Bertone e Cesare Geronzi. E nessun giornalista. Non è d’accordo il Riformista, secondo cui invece c’era “un’altra quindicina di ospiti. Tutti di prima scelta. Banchieri, alti prelati del Vaticano, eun importante direttore di giornale, anche se sui loro nomi vige un curioso top secret”. Imposto da chi, non si capisce.

L’offerta di Berlusconi a Casini

Qui i virgolettati si sprecano. Anche l’udito delle talpe non deve aver funzionato a dovere, dato che le versioni sono tra loro diversissime. Le riporto integralmente.

Per La Stampa Berlusconi avrebbe messo un braccio attorno alla spalla di Casini e gli avrebbe detto: “Dai, la nuova Dc siamo noi“.

Per Il Giornale Casini chiede “un aggiustamento al programma, con l’inserimento di alcuni temi cari ai centristi, come il quoziente familiare e altre cose che facciano da contrappeso all’influenza che la Lega ha sull’esecutivo.” E al posto di Scajola, “come vuole Napolitano”, troverebbe spazio non un politico ma “un tecnico di area UDC“. Scompaiono le frasi del premier sulla “nuova DC”, e al loro posto si parla di DC per definire il tatticismo casiniano.

Per il Secolo XIX Berlusconi offre a Casini l’incarico di delfino – rubandolo a Fini: “Imbattibili insieme”, il titolo. “Dai Pier, torniamo insieme. Torna con me al governo e fallo presto, in tempi rapidi. Dai, rifacciamo la democrazia cristiana e ce ne stiamo al governo per i prossimi trent’anni. E poi io ti lascio tutto, tra due anni sei al mio posto“.

Il Corriere riporta un virgolettato simile, ma limato da ogni possibile asperità (ah, questi moderati): “Pier, se ritorni con noi possiamo rifare un grande partito centrista, governeremo per i prossimi trenta anni, gli italiani ci chiedono questo”. Scompare il riferimento alla DC, così come quello strano “ti lascio tutto”.

Per Repubblica invece Berlusconi dice: “Il tuo posto è alla guida del Paese accanto a me [ma che è, Guerre Stellari?]. Se solo volessi potresti fare il vicepresidente del Consiglio, saresti il numero due del governo. Sceglieresti tu il successore di Scajola e magari potresti avere pure la Farnesina”.

Secondo Libero per l’UDC è “pronto il ministero dello Sviluppo economico (con deleghe pesanti) [dunque Berlusconi vuole tenere l’interim fino all’autunno? Ma non doveva durare “pochi giorni”?] e un posto da sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Qualcuno fa sapere che sul piatto ci sarebbe pure la riconferma del casiniano Roberto Sergio alla presidenza della Sipra, l’importante società che gestisce la pubblicità della Rai”.

La risposta di Casini

Forse stordito da proposte tanto vaghe, Casini sembra aver preferito temporeggiare. Per l’Avvenire, infatti, “Il PDL chiama, Casini riaggancia“.  ”Nessuna novità” per il Messaggero. Per il Corriere Casini “non si è lasciato intenerire”. Bruno Vespa, tuttavia, è possibilista. Sarebbe solo questione di tempo: quelli di Berlusconi e Casini sono “destini incrociati”. Solo per il Giornale “si è aperta una finestra concerta per il ritorno alla base” dell’UDC.

Resta una domanda di fondo, che solo Iacoboni de La Stampa ha avuto il coraggio di porsi: qual è il reale significato di un simile ritrovo? Secondo il cronista la cena ”è stata una tappa sintomatica della fase politica che attraversiamo. Va raccontata più che come l’occasione di un accordo, come lo specchio di un potere e dei suoi riti“. Senza dubbio. Ma, da come è stata raccontata, non si può che dedurre che sia anche lo specchio di un certo nostro giornalismo politico, e dei suoi riti. I risultati, lo dimostra questo post, sono sotto gli occhi di tutti.

 

(Blog dell’autore: il Nichilista)