Nasce la “cosa” verde. Il nuovo soggetto ambientalista terrà dentro esponenti di Pd, Verdi e Fli. I promotori: “Saremo un vero partito entro l’anno”
L’estate della politica italiana si annuncia molto movimentata e soprattutto “colorata”. Tra congressi più o meno rossi in preparazione, rilancio di partiti azzurri e fratture e riposizionamenti nel campo bianco del centrismo, ecco spuntare, nella continua proliferazione partitica nostrana, l’ultima “cosa” verde. Una creatura nuova di zecca, anche se ancora in stato embrionale. Il battesimo c’è già stato: qualche giorno fa al museo Maxxi di Roma ha visto la luce Green Italia, nuovo movimento politico che punta a riportare i temi e i valori dell’ambientalismo al centro del dibattito politico e dell’attenzione dell’opinione pubblica. Protagonisti della nuova formazione ex parlamentari, leader di partito e politici silurati. Il tutto rigorosamente bipartisan, nel pieno rispetto del clima di larghe intese tanto in voga nel gran calderone della congiuntura politica attuale.
[ad]A promuovere l’iniziativa sono stati, tra i primi, Angelo Bonelli, portavoce dei Verdi – reduci dall’infausta confluenza nel cartello elettorale di Rivoluzione civile guidato da Antonio Ingroia alle ultime elezioni politiche del febbraio scorso e sempre più ai margini dell’arco partitico e dei riflettori mediatici – Monica Frassoni, copresidente della federazione dei partiti Verdi europei, l’ex direttore generale di Legambiente e già deputato Pd Francesco Ferrante, l’ex senatore democratico, non ricandidato e da sempre impegnato nelle battaglie ecologiste Roberto Della Seta, e due pezzi da novanta di Fli – la formazione fondata dopo la scissione dal Pdl dall’ex presidente della Camera Gianfranco Fini sempre più in corso di smantellamento – come il siciliano Granata e l’ex direttrice del Secolo d’Italia (già organo di stampa ufficiale di An) Flavia Perina.
Manifesto programmatico e road map organizzativa – assicurano i promotori – sono già in avanzato stato di gestazione. L’obiettivo è quello di lanciare un “grande new deal per l’Italia”, fondato sulla valorizzazione della green economy, delle energie rinnovabili e non inquinanti, della riqualifica ambientale delle zone degradate, della bonifica dei siti industriali nocivi per la salute dell’uomo, oltreché per quella dell’ecosistema. Un programma ambizioso, complesso e ispirato, per molti aspetti, al programma di Obama che negli Stati Uniti ha provato a declinare in chiave ambientalista lo sforzo di ripresa dell’economia a stelle e strisce.
La neonata Green Italia punta a strutturarsi come vero partito, magari presentando proprie candidature già alle elezioni europee dell’anno prossimo. Il comitato promotore per ora si occuperà di raccogliere idee e contributi da parte di chiunque sia interessato per definire il programma politico del nuovo contenitore. Entro la fine dell’anno, invece, si terrà l’assemblea costituente per trasformare Green Italia in un soggetto politico vero e proprio pronto a gettarsi nella mischia dell’agone elettorale. L’importante secondo Ferrante sarà andare oltre “il marchio e le modalità d’azione che sono state proprie dell’esperienza dei Verdi italiani”, mentre per Della Seta può essere “utile, oltreché fattibile, ridisegnare i confini politici sui temi ecologisti mettendo insieme anche persone con storie e provenienze molto diverse tra loro”.
Ancora più ambizioso Granata secondo il quale Green Italia vuole essere la realizzazione innovativa e al passo coi tempi “di un’interpretazione del patriottismo legata alla difesa dell’ambiente, del paesaggio, dell’identità culturale, basata su di un’idea di Europa non soggiogata alle banche e ai mercati, ma attenta alle specificità nazionali e alla qualità del vivere”. Nonostante i proclami agguerriti dei suoi fautori e gli accenti fiduciosi posti a difesa della bontà del progetto, resta da capire come questo nuovo soggetto possa inserirsi nelle dinamiche della competizione partitica, che forza d’iniziativa e che livello di consenso tra la società civile possa sprigionare, considerando che, soprattutto a sinistra, i temi dell’ambientalismo e i valori della cultura verde sono presidiati, almeno nelle intenzioni, da un partito come Sel di Nichi Vendola che reca la dizione ecologista già nel proprio nome, e dall’area Ecodem interna al Partito democratico e che fa capo ad Ermete Realacci.