Fed. I mercati tornano in territorio positivo nel corso della settimana conclusasi il 28 giugno, grazie alla marcia indietro della Federal Reserve a proposito della fine del quantitative easing, l’alleggerimento quantitativo che ormai da anni immette liquidità sul mercato in forti quantità.
[ad]Il presidente della Federal Reserve Bank di New York Bill Dudley ha infatti affermato che il mercato non si è mosso in sincronia con la banca centrale statunitense e in sostanza avrebbe frainteso le parole di Ben Bernanke. Non è detto che il programma degli acquisti da parte della feste sia in via di conclusione, anzi, se necessario (ovvero se il PIL e il mercato del lavoro non torneranno in salute) Bernanke e soci sono anche pronti ad aumentare la pressione sull’acceleratore dagli attuali 85 miliardi di dollari iniettati ogni mese.
Tutto dipenderà da quale sarà l’andamento dell’economia nei prossimi mesi e sembra che ci sia una tendenza al peggioramento, se si considera che il dato finale delle Pil del primo trimestre degli Stati Uniti ha deluso le attese ed è stato rilevato al di sotto delle stime precedenti: ciò ha portato euforia sui mercati, grazie alla prospettiva di ulteriore denaro facile che genera una economia che cresce ancora molto piano.
Le differenze fra economia reale in affanno e borse in preda al toro sembrano quindi destinate a continuare e, se possibile, ad approfondirsi, grazie alle rassicurazioni da parte degli spacciatori che la droga monetaria continuerà a inondare i problemi.
L’agenda macroeconomica della settimana inizia con il rilascio degli indici Pmi manifatturiero di vari paesi del mondo, a cominciare da quello cinese per terminare con quello dell’Unione Europea, passando per quello italiano: in tutti i casi si attende un dato al di sotto dei 50 punti, con l’eccezione degli USA, il cui ISM manifatturiero dovrebbe accelerare leggermente a 52,4 punti. Verrà poi rilasciato il tasso di disoccupazione mensile italiano, che dovrebbe aumentare dello 0,1 per cento raggiungendo quota 12,1.
In un clima prefestivo a causa del Giorno dell’Indipendenza festeggiato negli Stati Uniti il 4 luglio, mercoledì verranno rilasciati i dati sulle richieste di disoccupazione negli Stati Uniti, che solitamente vengono rese note il giovedì: i jobless claims dovrebbero risultare sostanzialmente stabili.
Giovedì 4 luglio, oltre al prodotto interno lordo trimestrale della zona euro, che dovrebbe confermarsi a -0,2 per cento, come ogni primo giovedì del mese sarà giornata di tassi d’interesse per la Bank of England e la Banca centrale europea.
Venerdì sarà la volta del report sul mercato del lavoro statunitense che secondo gli analisti dovrebbe far segnare un tasso di disoccupazione in calo al 7,5 per cento, con 166 mila nuovi posti di lavoro creati nei settori non agricoli.