Giorgio Napolitano risponde a Monti. Da Zagabria dove oggi viene celebrata l’entrata nell’Unione Europea della Croazia, è tornato a difendere l’operato del governo e soprattutto ha risposto alle dichiarazioni del Professor Monti che sembra addirittura aver perso la pazienza.
[ad]“Mi sento in dovere di affermare che, senza un cambio di marcia, non riteniamo di poter contribuire a lungo a sostenere una coalizione affetta da crescente ambiguità” aveva scritto l’ex premier sul suo profilo facebook nella serata di ieri. Tradotto dal politichese (rassomigliante sempre più alla supercazzola di mascettiana memoria), significa che se il governo non inizierà a lavorare e fare riforme in tempi brevi per il bene del paese, Scelta Civica ritirerà l’appoggio all’esecutivo.
Sembra quasi un controsenso visto che Monti aveva governato per un anno e mezzo con la maggioranza più bulgara della storia della nostra Repubblica appoggiata da Pd-Pdl e visto che il suo partito aveva, subito dal giorno dopo delle elezioni di Febbraio, avanzato l’idea di un governo di larghe intese a cui avrebbe dato il pieno appoggio per non essere spazzati via dall’idea di un bipolarismo perfetto all’americana (che nel nostro paese non sarebbe possibile visti i risultati del M5S e data la scarsissima credibilità dei più grandi partiti di fronte ai propri elettori ).
In mattinata, direttamente da Zagabria il Presidente della Repubblica ha risposto a Monti affermando di fare “molta fatica a prestare al professor Monti un volto minaccioso. Penso che voglia giocare un ruolo di stimolo” (La Stampa, 01/07). Sembrerebbe ancora più assurdo che Napolitano volesse alzare i toni o soprattutto polemiche in nome della famosa e tanto conclamata “pacificazione dopo la guerra civile di questi vent’anni” di cui si riempiono la bocca i politici ogni giorno su giornali e televisioni (perché pacificazione? Quale guerra civile?), essendo stato il promotore e il fautore di un governo di ampia maggioranza nel momento in cui Bersani faceva scouting di grillini, al secondo giro di consultazioni a marzo ma soprattutto al momento della sua rielezione al Quirinale quando costrinse (per non dire ricattò) i partiti a dichiararsi finalmente amore eterno dopo vent’anni di accordi sotto banco, “ma solo per il bene del paese”, si capisce.
Giacomo Salvini