Speciale Nordland: Norvegia al voto, il Partito Laburista

Norvegia: il prossimo 9 settembre il paese scandinavo sarà chiamato alle urne. Secondo i sondaggi, l’esecutivo di centrosinistra guidato dal Partito Laburista uscirà sconfitto dal confronto elettorale. Dopo otto anni, a Oslo si profila un cambio di governo.

[ad]Ne abbiamo parlato in un’intervista con Raymond Johansen, segretario del Partito Laburista norvegese, col quale abbiamo discusso anche del futuro dell’alleanza di governo, dell’attentato del 22 luglio del 2011 e delle scelte che sono state fatte per tenere la Norvegia fuori dalla crisi finanziaria.

 

La Norvegia è un paese ricco, è tra i principali esportatori di petrolio e gas. Ma la domanda è: c’è anche qualcos’altro? Perché la Norvegia è riuscita ad affrontare così bene questi anni di crisi economica? Come è stata gestita questa fase dal governo di centrosinistra? Che decisioni avete preso per tenere il paese fuori dalla tempesta?

Abbiamo limitato l’uso dei proventi del settore petrolifero attraverso un tetto alle spese, e quando la crisi finanziaria è arrivata anche la Norvegia avevamo risorse da poter utilizzare. Il governo ha aumentato le spese in investimenti con una politica fiscale anticiclica. Questo ha dato una spinta all’economia e ha contribuito alla creazione di 340mila posti di lavoro negli scorsi otto anni, due su tre nel settore privato.

Raymond Johansen, segretario del Partito Laburista norvegese

La Norvegia ha una bassa disoccupazione e un’economia solida, eppure il governo di centrosinistra probabilmente perderà le elezioni in programma il prossimo settembre. Come lo spiega?

È difficile capire le ragioni delle scelte della gente. La maggior parte della popolazione dice di essere convinta che il paese stia andando nella giusta direzione. Considerato questo, l’opposizione si concentra poco sulle proprie politiche, dando l’impressione di non voler proporre grandi cambiamenti ma solo piccoli aggiustamenti e “facce nuove”.

Il Partito Laburista governa la Norvegia sin dal 2005 insieme al Partito della Sinistra Socialista e al Partito di Centro. Ma nel corso degli ultimi tempi all’interno della coalizione ci sono stati molti problemi. Il Partito della Sinistra Socialista e il Partito di Centro hanno opinioni differenti su molti temi e stanno provando a guadagnare voti enfatizzando le differenze. Questa situazione ha danneggiato il governo e anche lo stesso Partito Laburista. Qual è il futuro della coalizione? Può essere considerata un’esperienza conclusa? Se doveste vincere le elezioni, e se i numeri ve lo consentissero, preferireste formare un governo di minoranza?

Non abbiamo nessun ‘Piano B’ per queste elezioni. Il nostro unico obiettivo è far sì che la coalizione rosso-verde di governo venga rieletta. Ci presentiamo a queste elezioni come tre partiti indipendenti e abbiamo dimostrato nel corso degli scorsi otto anni di saper lavorare insieme e gestire le sfide che abbiamo davanti.

[ad]Facciamo un passo indietro, torniamo a due anni fa. Lei crede che l’attentato del 22 luglio del 2011 a Oslo e Utøya, costato la vita a 77 persone, abbia cambiato l’opinione che i norvegesi hanno del loro governo?

L’attacco agli edifici governativi e al campo estivo di Utøya organizzato dall’ala giovanile del Partito Laburista è stato un attacco terroristico contro persone innocenti. Ha colpito l’intera nazione, e l’intera nazione si è unita nel dolore. È molto difficile garantire la sicurezza al 100% contro attacchi di questo tipo. Ma detto ciò, l’attentato del 22 luglio ha influito sulle elezioni amministrative del 2011 meno di quanto in tanti si aspettassero, e ha avuto poco impatto sulla campagna elettorale per le elezioni di questo autunno.

Raymond Johansen (a sinistra) con il primo ministro norvegese, il laburista Jens Stoltenberg

È possibile che il prossimo governo della Norvegia sia composto da una coalizione formata dal partito della Destra e dal Partito del Progresso. Questo come cambierebbe il vostro paese?

Se i sondaggi attuali dovessero trovare conferma nelle urne, Erna Solberg (leader della Destra, ndr) diventerebbe primo ministro e Siv Jensen (leader del Partito del Progresso, ndr) ministro delle Finanze. Non ci sono altre possibili alternative all’attuale governo. Un esecutivo formato dalla Destra e dal Partito del Progresso porterebbe la Norvegia in tutt’altra direzione. Propongono grossi tagli fiscali, propongono massicce privatizzazioni nel sistema sanitario e in quello scolastico, vogliono vendere società di proprietà dello Stato che ogni anno assicurano alla comunità buoni guadagni. Inoltre, il Partito del Progresso ha fatto capire di non voler rispettare il tetto di spesa sul fondo petrolifero, e questo condizionerà le politiche economiche. La scelta è sulla direzione che la Norvegia deve prendere.

Qualche giorno fa il primo ministro Jens Stoltenberg ha dichiarato: “Non sto dicendo che vincere le elezioni sia facile, sto dicendo che possiamo vincerle”. Come proverete a convincere gli elettori che siete ancora voi la migliore opzione per la Norvegia?

L’unico sondaggio che conta è quello del giorno del voto. La campagna elettorale entrerà nella sua fase più intensa all’inizio di agosto. Sin dalla fine degli anni ’60, tante elezioni in Norvegia sono state decise da uno scarto di uno, due o tre seggi tra i due blocchi, e noi abbiamo dimostrato molte volte di essere capaci di fare scatti in avanti durante le fasi più calde della campagna elettorale. Per noi è un vantaggio se una campagna elettorale viene segnata da discussioni politiche piuttosto che dibattiti vuoti e retorici. Faremo del nostro meglio per alzare la temperatura e far capire qual è la differenza tra un governo rosso-verde che continuerà ad assicurare crescita, prosperità e posti di lavoro, e un esecutivo composto da Destra e Partito del Progresso che darà priorità a tagli fiscali e privatizzazioni.