Le dimissioni dei vertici dello Ior scuotono la banca vaticana. Papa Francesco “Trasparenza e meno potere materiale”
Le dimissioni dei vertici operativi dello Ior hanno scatenato un vero terremoto, capace di scuotere alle fondamenta la banca del Vaticano. Al centro di oscure trame di potere e vorticosi giri finanziari internazionali già da parecchi mesi, l’istituto vaticano registra adesso un ulteriore durissimo colpo al tentativo di risanamento della propria gestione. La decisione del direttore generale Paolo Cipriani e del suo vice Massimo Tulli di rassegnare le dimissioni, accettate immediatamente dalla Commissione dei cardinali e dal board di sovrintendenza, aprono un vuoto indecifrabile sulle sorti della banca dello Stato vaticano.
[ad]Le funzioni dirigenziali saranno temporaneamente assunte dal presidente Ernst von Freyberg così come reso noto dalla sala stampa vaticana in attesa di ridefinizione dell’organigramma interno. Alla base della scelta dei vertici di lasciare le redini dell’istituto bancario vi è l’indagine condotta dalla procura di Roma che ha portato alla luce il legame tra Tulli e Scarano. Proprio quest’ultimo, un ex banchiere divenuto prete, sarebbe coinvolto, secondo le ricostruzioni dei pm che stanno investigando, in operazioni di traffico di valuta, esportazione di capitali ai quali si aggiungono i reati di corruzione e riciclaggio in combutta con il broker Giovanni Carenzio e l’ex agente dell’Aisi (servizi segreti) Giovanni Zito.
Il coinvolgimento di Cipriani, ritenuto vicino al cardinal Tarcisio Bertone, segretario di stato uscente e vera eminenza grigia nelle decisioni riguardanti gli assetti interni alle mura leonine, e del suo vice Tulli, sarebbe imputabile al fatto che i due abbiano omesso di effettuare i controlli rientaranti nelle loro responsabilità per prevenire le operazioni illecite che intanto venivano compiute nell’ambito della banca. Secondo fonti interne ai palazzi vaticani la decapitazione dei piani alti dell’Istituto opere religiose rientrerebbe nel piano fortemente voluto da Papa Francesco di pulizia all’interno della banca vaticana.
Il Santo Padre, sin dalle prime battute del suo pontificato, ha lanciato segnali di discontinuità rispetto al recente passato, lasciando intendere di puntare in particolar modo ad un netto cambio di rotta nella gestione dell’istituto e ad un allentamento della presa da parte delle gerarchie vaticane su risorse terrene, postazioni di potere e ricchezze materiali, incontrando non di rado la resistenza degli ambienti più conservatori e retrivi della curia romana. Gli investigatori della guardia di finanza coordinati dalla procura romana sono, inatnto, ancora al lavoro per cercare di ricostruire i vari passaggi dei flussi di denaro che dal cuore della città eterna sono giunti sino ad una filiale tedesca della Jp Morgan (operazione che già nel 2010 era stata segnalata come sospetta agli inquirenti italiani) e a vari istituti di credito svizzeri. Obiettivo delle indagini sarà soprattutto risalire alle fonti e ai possibili beneficiari di queste oscure trame finanziarie che hanno origine da conti intestati a religiosi che – temono i magistrati – sono stati messi a disposizione di volti criminali avvolti nell’ombra dei segreti bancari.
Gianni Parlatore