Dove va la Lega? Volano gli stracci tra Calderoli e Bossi

Dove va la Lega? Volano gli stracci tra Calderoli e Bossi

Direzione della Lega? Le feste locali stanno facendo male al Carroccio, in questo inizio di estate.

Domenica sera, alla festa di Spirano (nella Bergamasca) Calderoli e Bossi si scontrano apertamente davanti ai militanti sbigottiti. Il pomo della discordia, ancora una volta, è il ruolo del segretario Maroni (e del segretario della Liga veneta Tosi): Calderoli difende l’operato di entrambi ricordando al Senatur i vincoli di fratellanza all’interno della Lega, ma anche la necessità delle espulsioni operate negli ultimi mesi e tanto avverse a Bossi, soprattutto da quando, qualche settimana fa, il segretario emiliano della Lega Fabio Ranieri ha proposto l’espulsione dello stesso padre fondatore. Bossi non ci sta e dà del democristiano a Calderoli, invitandolo – con il solito aplomb – a “non dire stronzate”.

[ad]Lo scontro frontale di domenica sera chiude una tre giorni (a dirla tutta, un mese) devastante per l’unità leghista. Le uscite delle ultime settimane di Bossi sono tutte esplicitamente dirette ad attaccare Maroni. A inizio giugno, in un’intervista a Repubblica, Bossi definisce Maroni un traditore e rivendica per sé il ruolo di “vero leader” del Carroccio, ritrattando le scuse chieste alla platea leghista l’anno scorso, in aprile, in pieno scandalo Belsito (“Non lo rifarei mai, non ripeterei quelle parole. A Bergamo mi ci avevano trascinato in manette”).

Negli ultimi giorni l’escalation: venerdì scorso il Senatur, da Vigarano Mainarda (provincia di Ferrara), attacca Maroni sulla linea politica del “prima il Nord” e ripropone la mitica Padania: “Il partito è confuso, sente queste cose tipo Prima il Nord, ma il modo per fare risorgere il movimento è la Padania”. Cerca di ritagliarsi il ruolo di guida politica del partito (“farò un giornale per dare gli indirizzi a un partito confuso”) e contesta i meriti del segretario per la vittoria che lo ha portato al Pirellone: “Bobo alle elezioni regionali in Lombardia ha vinto solo grazie alla crescita esponenziale di Berlusconi. Questa è la verità”.

Umberto Bossi, ex segretario della Lega Nord

Il giorno successivo il Senatur torna alla carica da Cermenate. Sotto accusa, stavolta, l’invito rivolto dal segretario a chi non concorda con la linea del partito a uscire dalla Lega: “A volte mi fanno incazzare certe cose come le espulsioni, certe frasi come ‘chi non è d’accordo può accomodarsi fuori’. Non è accettabile”. E sferra un attacco anche al presidente della Liga veneta Flavio Tosi: “La cura Tosi – sostiene – ha distrutto il Veneto con le espulsioni”.

Nel suo scontro con Maroni Bossi cerca di tirare dalla sua parte la base, ricordando le contestazioni di aprile che hanno portato all’espulsione di 14 militanti: “Nei movimenti politici c’è sempre un rischio e cioè che si bastoni la militanza, se parla; ma la grande capacità della classe dirigente si misura dal rapporto con la militanza. Se si tagliano i contatti con la base si finisce male. A Pontida – ha ricordato il Senatur – sono venuti a fischiare, ma non bisogna avere paura dei fischi, bisogna aver paura di non affrontare la base, se no la base si stacca dai dirigenti e va in malora il partito: i risultati elettorali sono quelli che sono”.

Lo scontro di domenica con un Calderoli visibilmente scosso, come riporta Corriere.it, è totale: quando quest’ultimo difende l’operato di Tosi (“è un fratello padano. Noi abbiamo perso il senso di fratellanza”) e rimprovera il Senatur per i continui attacchi al segretario Bossi gli strappa il microfono dalle mani e afferma: “Nella Lega attuale la riconoscenza è la virtù del giorno prima. Qui c’è gente che tratta la base a calci. Adesso ti ridò il microfono ma non dire stronzate”. Calderoli ribatte accusando Bossi di “tagliare il partito a pezzi con lo spadone” con le continue critiche a Maroni, che invece dovrebbe essere ringraziato per la vittoria in Lombardia. Vittoria il cui merito, per Bossi, è da attribuire a Berlusconi. Ed ecco l’apoteosi finale: Calderoli ribatte: “Maroni ha vinto e se il partito è al 4% è perché la gente vede che litighiamo. Basta litigi a casa nostra. Chi se ne frega se lo slogan è Prima il Nord o la Padania, l’importante è la libertà e tenere i soldi a casa nostra”. E Bossi conclude: “Sei un democristiano”.

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I maggiorenti del partito restano fedeli al segretario Maroni. I vari Tosi, Salvini (che sabato a Cermenate si è confrontato direttamente con Bossi, invitandolo ad abbassare i toni), Cota (che condivide il progetto maroniano della macroregione del Nord) e lo stesso Calderoli stanno dalla parte del segretario e, chi più chi meno, cercano di riappacificare gli animi.

[ad]Ma il sostegno che il Senatur cerca è quello della base e degli elettori, decisamente in fuga dal Carroccio secondo i sondaggi impietosi. Probabilmente anche le mosse di Berlusconi, con il ritorno a Forza Italia (la cui alleanza con la Lega è tutta da discutere, secondo Maroni), stanno solleticano nel Senatur l’idea di una rottura e di un ritorno alla Lega delle origini. Lontana dalle istituzioni, dal Palazzo e dalle cravatte di Maroni.

 

Andrea Scavo