Settembre, prospettive e speranze
La proposta, avanzata con una lettera a quotidiano “Repubblica”, del segretario del Pd Bersani sui due “cerchi concentrici” del Nuovo Ulivo (per l’alternativa di governo) e di un’Alleanza Democratica (per scongiurare una deriva plebiscitaria e risolvere i problemi strutturali del paese) ha avuto senza dubbio un merito: porre al centro dell’agenda, seppur flebilmente, il Partito Democratico e tutto il campo del centrosinistra.
Resta ovviamente un’ipotesi potenziale (anche se ha ottenuti già dei consensi in qualche cespuglio del centrosinistra) ma questo super-attivismo del segretario Pd dopo l’assenza mediatica nel mese d’agosto (non del tutto negativa sul piano della comunicazione) fa discutere e agita le acque già abbastanza agitate della politica italiana.
Dopo aver vissuto una delle estati più folli degli ultimi anni, Berlusconi infatti si trova in una situazione abbastanza critica per quanto concerne la sua maggioranza. Ma a questa criticità si unisce un elemento a tratti più preoccupante per gli ambienti del centrodestra: una forte indecisione politica.
Nato il gruppo di “Futuro e Libertà per l’Italia” Berlusconi ha deciso di avviare la strategia dei quattro punti (poi divenuti cinque su proposta degli ex An oramai accasati dal Cavaliere) programmatici da votare nei prossimi giorni in Parlamento tramite una mozione su cui verrà posto il voto di fiducia.
Su gran parte dei punti programmatici c’è consenso tra Pdl, Fli e Lega Nord. Ma ovviamente non si poteva lasciare spazio a documenti scontati dallo scarso vincolo politico. E così sostanzialmente si mettono alla prova i finiani con questo 5% di non-condivisione. Un 5% che riguarda il processo breve quanto mai necessario per Berlusconi in vista di un pronunciamento, secondo alcuni assolutamente negativo, della Corte Costituzionale sul legittimo impedimento (impedimento tra l’altro della ridotta durata di 18 mesi).
Di fronte a segnali contrastanti quindi, mentre nel centrosinistra si pensa già al “Che fare?”, Berlusconi un giorno sembra rompere un giorno sembra possibilista e aperto alle istanze finiane in materia di giustizia.
Per stemperare i toni e per mettere dei precisi paletti Bossi e Berlusconi hanno dunque deciso di attendere la fatidica giornata di domenica 5 settembre quando presso la festa di “Futuro e Libertà” di Mirabello Gianfranco Fini porrà al centro del dibattito la sua idea di destra “moderna ed europea” attraverso un intervento pubblico. A seconda dei toni finiani di domenica (teoricamente Fini potrebbe già da questo giorno lanciare il suo nuovo partito) il centrodestra sarà capace di assumere una linea di condotta ben più chiara rispetto a quella attuale. Anche se, tra ipotesi di elezioni anticipate e di continuazione della legislatura, ci si augura una risoluzione maggiore rispetto a quella mostrata dal centrodestra rispetto al ministero dello sviluppo economico.
Tutto questo mentre nell’altra parte politica si parla di alleanze e di temi che, seppur fondamentali, di certo non mobilitano le masse (almeno come agli inizi degli anni ’90): in particolar modo, come dal discorso di Mirabello si potrà comprendere lo stato delle cose nella maggioranza, è sul tema della legge elettorale che si intravede uno scenario in movimento nelle file delle opposizioni.
Il Partito Democratico ultimamente sta molto puntando su una modifica dell’attuale legge elettorale e dal Nazareno è stato proposto, in caso di crisi di governo, un esecutivo di transizione con il preciso compito di modificare il “Porcellum” e di risolvere i problemi economici e occupazionali del paese.
In casa Pd l’esponente più esplicito è stato Massimo D’Alema che ha rispolverato la sua profonda passione per il sistema elettorale tedesco (come dimenticare gli interminabili seminari sul proporzionale con sbarramento al 5% organizzati da D’Alema al Residence di Ripetta nelle calde giornate del luglio 2008?) ribadendo concetti in tema di alleanze già noti.
Le risposte alla proposta dalemiana sono state abbastanza fredde: in primo luogo Dario Franceschini, dalla Festa Democratica Nazionale di Torino, ha ricordato come l’assemblea nazionale del partito si sia espressa già sul tema proponendo i collegi uninominali. Bersani ha risposto a D’Alema dicendo che è inutile oggi come oggi impiccarsi con le formule e si è limitato a delineare delle linee guida che passano perlopiù dall’abrogazione delle liste bloccate dell’attuale sistema. Il Presidente del partito Rosy Bindi invece si è limitata a ricordare a D’Alema che sulla questione è bene rifarsi alle decisioni del massimo organo consultivo del Partito.
La disputa sul sistema elettorale porta ad “incroci fatali” sul tema delle alleanze. Un tema che oramai ha assunto un elevato livello di legittimità politica con la proposta di Bersani sul Nuovo Ulivo.
E quindi se D’Alema ribadisce il potenziale ruolo di Casini, alleato del centrosinistra, Rosy Bindi, che sul sistema elettorale dissente dal leader maximo, addirittura parla di convergenze con Fini.
Resta il fatto che in uno scenario non ancora del tutto cristallizzato la chiarezza è molto spesso quella che ci rimette. E dunque forse la Bindi si riferisce alle convergenze in seno all’Alleanza Democratica mentre D’Alema forse parla di accordi con Casini fin dentro l’Ulivo.
Il delinearsi delle piattaforme politiche progressiste può essere il miglior antidoto per chiarire posizioni che molto spesso son comprese in maniera poco chiara da gran parte della base del centrosinistra. Si consiglia dunque di proseguire su questo percorso.
Se non lo si fa, pazienza: per capire meglio dove va la politica basterà aspettare il discorso di Mirabello e il conseguente atteggiamento della maggioranza.
Ma in questo modo, come purtroppo spesso capita negli ultimi anni, sarà ancora una volta Berlusconi ha dettare l’agenda politica.