Il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, sfoga il suo entusiasmo su Twitter: “Ce l’abbiamo fatta! La Commissione Ue annuncia ora ok a più flessibilità per prossimi bilanci per paesi come Italia con conti in ordine”. Il riferimento è a quanto avvenuto stamane a Bruxelles, dove il presidente della Commissione europea, Manuel Barroso, ha annunciato una maggiore flessibilità di bilancio nel 2014 per i Paesi usciti dalla procedura di deficit eccessivo, tra i quali rientra l’Italia.
[ad]Le parole utilizzate da Barroso fugano qualsiasi dubbio: “Consentiremo ai paesi Ue deviazioni temporanee dagli obiettivi di bilancio previsti dal Patto di Stabilità in caso di investimenti pubblici legati a misure per favorire la crescita”. “Queste deviazioni”, ha sottolineato Barroso, “dovranno essere collegate alla spesa nazionale su progetti cofinanziati dall’Ue nell’ambito della politica di coesione, delle reti transeuropee Ten o di Connecting Europe, con un effetto sul bilancio positivo, diretto, verificabile e di lungo termine”.
Una nota di Palazzo Chigi evidenzia lo stato d’animo dell’esecutivo per la decisione presa a Bruxelles: “Il governo italiano raccoglie con grande soddisfazione un risultato importante, forse il più importante di tutti nel rapporto con le Istituzioni europee. È il premio alla scommessa del governo che ha fatto fin dall’inizio sul rispetto degli obiettivi di finanza pubblica”.
Concretamente, tutto ciò significa che il nostro paese potrà finalmente mettere mano al tanto odiato Patto di stabilità e consentire investimenti pubblici che rilancino la domanda interna, anche se, comunque, Barroso ha immediatamente puntualizzato che “mai e poi mai si potrà sfondare il tetto del rapporto del 3% tra deficit e Pil” (uno dei pilastri del patto di stabilità europeo fin dai tempi di Maastricht). In realtà, la mossa della Commissione europea può essere intesa come un “premio” al virtuosismo che l’Italia ha dimostrato negli ultimi anni per uscire dalla procedura d’infrazione aperta nel 2009 , quando il rapporto deficit/Pil era schizzato addirittura al 5,5%. In 4 anni, dunque, il nostro paese è riuscito a rientrare nella soglia del 3%, pagando il tutto a carissimo prezzo in tema di mancati investimenti, che hanno causato un avvitamento dell’economia e un acuirsi della crisi.
Le reazioni politiche non si sono fatte attendere, soprattutto da parte del Pdl. Mara Carfagna, ad esempio, avverte che “più flessibilità nei conti pubblici non deve essere sinonimo di un disinvolto utilizzo dei fondi”, mentre Simona Vicari, sottosegretario allo Sviluppo economico, sfrutta l’allentamento finanziario dell’Unione europea per elogiare Silvio Berlusconi: “Quanto deciso dalla Commissione è anche la conferma della giustezza delle proposte economiche del Pdl e del presidente Berlusconi, il quale per primo aveva invitato l’Europa a superare le barriere del tre per cento ed investire nel rilancio”.