Antonio Cassano a Parma tra speranze ed auspici
Antonio Cassano: talento e follia. Numeri da fuoriclasse e colpi di testa soprattutto fuori dal campo.
[ad]Nel calcio c’è spazio anche per le storie di fenomeni del pallone la cui carriera si contraddistingue per la battaglia, forse mai cominciata, tra il bene e il male, terminata con il trionfo della componente più istintiva dell’uomo calciatore.
E’ questo il motivo per cui in molti non hanno avuto la grande consacrazione: taluni hanno prematuramente interrotto il loro percorso fino a quel momento fantastico, altri, invece, hanno proseguito, seppur con tantissimi rimpianti. Infine per altri, purtroppo, è cominciata la battaglia con la vita, dopo anni di eccessi sull’onda dei successi sul terreno di gioco.
A 31 anni ricomincia da Parma la vita calcistica del giocatore più estroso degli ultimi anni, Antonio Cassano da Bari Vecchia.
Ricomincia dall’unica società in grado di permettergli di essere al centro di un progetto, di ricevere tutte le attenzioni che vuole, nonché tutte le responsabilità che il “Pibe di Bari” vuole per potersi esprimere al meglio.
A Parma non può più sbagliare, deve dimostrare con il suo comportamento di essere affidabile, in vista dei Mondiali. Nella città ducale ritrova una delle pochissime persone in grado di dargli fiducia, l’ex C.T. Roberto Donadoni che lo aveva portato ad Euro 2008. Per Cassano l’esperienza in gialloblù è l’ultima spiaggia, dopo Parma difficilmente ci sarà qualcuno disposto ad amarlo, nonostante un passato turbolento, difficile, a tratti contraddittorio per le sue “cassanate”.
L’Italia ha cominciato ad amarlo da quel goal incredibile contro l’Inter, quando ancora indossava la maglia della sua città, Bari.
Nell’estate del 2001 il trasferimento alla Roma di Capello per 60 miliardi di Lire: troppo, forse, per un giovane. Con la maglia giallorossa 5 stagioni molto buone ma dal rendimento non costante, durante le quali ha prevalso il suo carattere ingestibile persino da un “sergente di ferro” come il tecnico di Pieris.
Tante prodezze da calciatore, tante “cassanate” capolavoro: dal gesto più famoso per dubitare sulla fedeltà della moglie dell’arbitro, in una finale di Coppa Italia, alla bandierina rotta per festeggiare un goal.
Il passaggio al Real Madrid avrebbe potuto rappresentare la svolta calcistica per il talento barese. Ma il soprannome “El Gordo” dovuto alle sue forme abbondanti per la camiseta madridista e l’imitazione dell’allora tecnico Fabio Capello, lo riportarono in Italia dopo solo una stagione. Nella Genova blucerchiata pare in atto una vera rinascita, come calciatore e uomo.
Riporta ai vertici del calcio italiano la Samp assieme a Pazzini, facendo tornare alla mente dei tifosi la coppia tricolore Vialli-Mancini. Trova anche l’amore, la giocatrice di pallanuoto Carolina Marcialis, che diventerà sua moglie. Ma la lite con Garrone pone fine per sempre ad ogni speranza.
Gli anni milanesi, tra Milan e Inter, sono i più contraddittori, viste le sue dichiarazioni d’amore troppo premature. Ringrazierà per sempre il Milan per averlo assistito in quei difficili momenti a seguito dei suoi problemi cardiaci, ma accuserà Galliani di essere falso. Infine l’Inter, sua squadra del cuore, e i litigi con Stramaccioni.
Si scriverà un’altra pagina di “cassanate”?