Il Comune di Prato si è costituito parte civile nel processo per sfruttamento contro i tre datori di lavoro cinesi denunciati da un giovane connazionale clandestino che lavorava alle loro dipendenze.
[ad]Il giudice stamani ha infatti ufficialmente accolto la richiesta avanzata dal Comune di Prato, che negli ultimi anni si è distinto per la lotta all’illegalità e alla concorrenza sleale facendone un punto fondamentale della propria azione amministrativa.
Di seguito il commento dell’assessore alle Politiche per l’integrazione Giorgio Silli: “questo è un altro importante tassello nel complesso mosaico della lotta all’illegalità, è fondamentale che le istituzioni facciano gioco di squadra. L’accoglimento della costituzione del Comune come parte civile dimostra l’alta sensibilità del Tribunale attraverso la sua valutazione e crea un precedente di grande importanza giuridica e simbolica. Concludo dicendo che non tutti i cinesi sono ‘cattivi’: per questo bisogna continuare a lavorare contro quella parte marcia che lucra sfruttando i clandestini. Sono sicuro che la giustizia saprà valutare la gravità dei fatti”.
PRATO CENNI SULLA CITTA’
Per descrivere l’industria tessile della città, lo storico Emanuele Repetti nell’Ottocento definì Prato “la Manchester della Toscana”.
La città è stata meta a partire dagli anni anni novanta, di una nuova e molto consistente ondata migratoria, questa volta da paesi extracomunitari ed in particolare dalla Cina.
Fino al 1992 Prato, come tutti gli altri comuni della sua provincia, faceva parte della provincia di Firenze. Quell’anno furono istituite 8 nuove province in Italia, tra cui quella di Prato, al fine di meglio amministrare un territorio in crescita continua di abitanti.
Oltre ad affrancarsi dal controllo politico di Firenze, Prato era ormai già affrancata anche da quello religioso di Pistoia con la conquista di una diocesi autonoma alcuni decenni prima (1954).
Tali rivalità con queste due città sopravvivono ancora oggi nel folklore.
A partire dagli anni ’90 la città presenta i primi segnali di una decrescita industriale che al momento sembra inarrestabile.