Chi non si è mai lasciato andare ad un soliloquio di critiche e, di mezzo, non ci ha mai inserito un “Italia paese di merda” o derivati?
[ad]D’ora in poi bisognerà fare attenzione e lo ha imparato a sue spese un autista.
Quest’ultimo stava viaggiando in auto con un solo faro acceso e, fermato dai carabinieri, ha intrapreso la strada del flusso di coscienza, un eufemismo, e si è lasciato scappare la frase: “Italia paese di merda!” proprio al cospetto delle forze dell’ordine che stavano verbalizzando l’accaduto.
La Corte d’appello di Campobasso aveva condannato lo “sboccato” settantunenne ad una multa di mille euro per il reato di vilipendio allo Stato e la Suprema Corte, espressasi il 4 luglio, ha confermato la pena.
La sentenza recita: “Il diritto di manifestare il proprio pensiero in qualsiasi modo non può trascendere in offese grossolane e brutali prive di alcuna correlazione con una critica obiettiva».
Per integrare il reato, previsto dall’articolo 291 del codice penale, «E’ sufficiente una manifestazione generica di vilipendio alla nazione, da intendersi come comunità avente la stessa origine territoriale, storia, lingua e cultura, effettuata pubblicamente”.
Il reato in esame, spiega la Suprema Corte: “Non consiste in atti di ostilità o di violenza o in manifestazioni di odio: basta l’offesa alla nazione, cioè un’espressione di ingiuria o di disprezzo che leda il prestigio o l’onore della collettività nazionale, a prescindere dai vari sentimenti nutriti dall’autore”.
Il comportamento tenuto dall’imputato che “in luogo pubblico, ha inveito contro la nazione sia pure nel contesto di un’accesa contestazione elevatagli dai carabinieri per aver condotto un’autovettura con un solo faro funzionante, integra il delitto di vilipendio previsto dall’articolo 291 cp, sia nel profilo materiale, per la grossolana brutalità delle parole pronunciate pubblicamente, tali da ledere oggettivamente il prestigio o l’onore della collettività nazionale, sia nel profilo psicologico, integrato dal dolo generico, ossia dalla coscienza e volontà di proferire, al cospetto dei verbalizzanti e dei numerosi cittadini presenti sulla pubblica via nel medesimo frangente, le menzionate espressioni di disprezzo, a prescindere dai veri sentimenti nutriti dall’autore e dal movente, nella specie di irata contrarietà per la contravvenzione subita, che abbia spinto l’agente a compiere l’atto di vilipendio”.
Faccia dunque attenzione chiunque sia abituato ad inveire contro l’Italia anche se, in fondo, è nel modo di fare degli italiani criticare e gettare, mai parola fu più azzeccata, merda sul proprio paese.
Ovviamente quando sono degli stranieri ad insultare la nostra nazione saltiamo su come un gatto a cui hanno pestato la coda e ci riscopriamo fervidi patrioti. L’erba del vicino è sempre più verde… finché non lo dice il vicino.
Lorenzo Stella