To the Wonder è l’ultimo film del regista texano Terrence Malick.
[ad]Presentato nel settembre 2012 alla 69 esima edizione del Festival del Cinema di Venezia, il film approda in sala in questi giorni.
Il cast è composto da Ben Affleck, Olga Kurylenko, Javier Bardem, Rachel Mc Adams, Charles Baker e Romina Mondello.
La fotografia è di Emmanuel Lubezki e le musiche di Hanan Townshend.
Il sentimento, per il suo manifestarsi il più delle volte come una vera e propria esplosione, non è molto diverso dalle maree, fenomeno naturale maestoso e terribile al tempo stesso. Ne sanno qualcosa Marina (Olga Kurylenko) e Neil (Ben Affleck): Parigi vede nascere il loro amore, Mont Saint-Michel lo celebra, ineffabile e misterioso, potente al di là di quanto le parole possano dirlo.
L’uomo però decide di tornare negli USA, dove lavora come operatore ambientale; lei lo segue, e porta con sé la figlia nata da un matrimonio tanto affrettato quanto infelice. In poco tempo, il sentimento tra i due si prosciuga, si contamina, così come è accaduto ai terreni su cui Neil è chiamato a compiere delle rilevazioni. Scade il visto di Marina, e la donna torna a Parigi con la bambina; l’uomo non tenta di fermarla, mentre invece lei non si rassegna a vegliare il cadavere di quell’amore.
Dal canto suo, Quintana (Javier Bardem), affronta una sorta di scissione interiore: è uomo di chiesa, e si dedica totalmente alla comunità, ma fatica a (ri) trovare slancio e consapevolezza nel vivere la sua “missione”. Fatica, ma neanche lui si rassegna alla meccanicità di un’esistenza solo apparentemente in linea con ciò che ha dentro, non accetta che la sua fede sia come “evaporata”.
Neil e Marina verranno travolti nuovamente dalle maree: ma può qualcosa di tanto profondo e squassante, dopo essersi ritirato, lasciare identici a prima quelli che ne sono stati attraversati?
Le immagini scorrono per i 112 minuti del film come una scalinata pronta a condurci, gradino dopo gradino, all’apice della meraviglia (to the wonder, appunto), esplorando nella sua interezza lo stupore e la grazia di cui il reale è intriso, ma che sempre più difficilmente riusciamo ad assaporare, nei rapporti che costruiamo ( o piuttosto che rifiutiamo di costruire?). I personaggi vivono attraverso i loro monologhi, una sorta di flusso di coscienza reso mediante il ricorso a voci fuori campo, ciascuna delle quali utilizza una lingua diversa (inglese, francese, spagnolo, italiano).
L’incomunicabilità intossica ormai letalmente le relazioni, l’unica cosa che resta è tentare – perlomeno – di parlare onestamente a noi stessi, spiegando cosa muove le nostre azioni. Così come il precedente film The Tree of Life dialogava con The New World, To the Wonder sembra quasi generato da The Tree of Life, di cui peraltro conserva alcune scene.
Controverso, criptico, irto. Sono solo alcuni degli aggettivi che ricorrono più spesso parlando di Malick e dei suoi film. The Tree of Life, pur trionfando a Cannes nel 2011, era stato accolto da un coro di fischi, stessa sorte toccata a To the Wonder lo scorso settembre.
Il film, nello specifico il personaggio di Marina e quello interpretato da Romina Mondello, scivola a volte in parentesi di involontaria comicità, a causa forse intenti programmatici troppo impegnativi e complessi, a fronte di una trama caratterizzata da esilissimi e sporadici dialoghi. Detto questo, si tratta comunque di un prodotto filmico denso, a livello estetico e contenutistico, per cui senza dubbio una “sfida” stimolante e promettente per chi tra il pubblico voglia accettarla. Perché il cinema non è un esame sotto forma di quiz, in cui “vince” chi totalizza più risposte esatte nel (breve) tempo stabilito, ma piuttosto una semina paziente del proprio immaginario. Film come questo forse richiederanno più tempo del solito per “fertilizzarlo”, ma qualcuno può forse pensare che To the Wonder scivolerà come pioggia su impermeabile per chi lo vedrà?