Il popolo britannico ha finalmente incoronato il suo Re di Wimbledon,lo scozzese Andrew Barron Murray. Troppi i 77 anni di attesa, troppo è passato da quel lontano 1936 e da Fred Perry, ultimo suddito di Sua Maestà a trionfare. Tutta la Gran Bretagna è rimasta col fiato sospeso per questa finale contro il n.1 Djokovic, vinta dopo tre set. L’ultimo è stato di sicuro quello più sofferto per Murray, che lo ha definito il più difficile della sua vita. Come non dargli ragione visto il notevole dispendio di energie mentali, e la paura,soprattutto, di perdere tutto al terzo set contro un Djokovic che ha pagato a carissimo prezzo la semifinale contro Del Potro. Nonostante tutto non ha mai perso la concentrazione e la voglia di dimostrare di essere un tennista completo, e dopo il quarto match point può finalmente urlare al Mondo la sua gioia.
[ad]Deve esserci spazio,doverosamente, anche per un ragazzo italiano di diciassette anni, nato a Cittadella ma trasferitosi a Porto San Giorgio nelle Marche. Gianluigi Quinzi comincia a giocare a tennis a otto anni, dopo un secondo posto ai Campionati Italiani di sci alpino. Viene subito notato dal cacciatore di talenti Nick Bollettieri e spedito negli States dove conquista subito un trofeo, il Little Mo, prestigiosissimo perché vinto in passato da Serena Williams e Andy Roddick. Nel 2012 con Filippo Baldi vince la Coppa Davis Junior e da inizio 2013 è numero 1 del ranking ITF per juniores. Erano 26 anni che un italiano non trionfava a Wimbledon, seppur nella categoria juniores. Quinzi ci è riuscito, imponendosi con un secco 2-0 sul sudcoreano Hyeon Chung: ora, promette, il suo prossimo obiettivo è vincere uno slam. L’Italia del tennis vuole sognare.
Tra le donne, trionfa l’anti-conformismo. Non sempre le tenniste devono essere anche delle fotomodelle. Marion Bartoli, l’anti-Sharapova per eccellenza, è la Regina di Wimbledon, battendo la tedesca Lisicki con un 6-1, 6-4 senza storia. La ventottenne francese di origini corse numero 42 è la vera sorpresa viste le clamorose eliminazioni delle sue colleghe decisamente più quotate e sulle quali tutti avevano puntato. La Bartoli non è amata in Francia, soprattutto dalla Federazione, a causa del padre allenatore che in passato aveva definito la figlia come la migliore tennista tra le non dopate. Chissà se ora cambierà qualcosa..
STEFANO MERLINO