Tanto rumore (digitale) per nulla

Pubblicato il 27 Settembre 2010 alle 20:01 Autore: Fabio Chiusi
Tanto rumore (digitale) per nulla

Ieri è stata una giornata intensa. Prima l’audiomessaggio di Silvio Berlusconi ai Promotori della Libertà. Poi l’attesa, ripagata verso le 19, per il video di Gianfranco Fini, che manda in cortocircuito i server di Farefuturo, Secolo d’Italia e Generazione Italia (qualcuno, naturalmente, ha parlato di “complotto”). Infine la Woodstock 5 Stelle di Beppe Grillo, la due giorni di musica e politica che ha raccolto a Cesena 70 mila persone.

Una giornata carica di attese non ripagate in termini di notizie politiche. Berlusconi e Fini attaccano allo stesso modo. “In questi giorni l’immagine dà di sé la politica è davvero un disastro, è molto peggio del teatrino di sempre”, annuncia il Premier. “Purtroppo da qualche tempo lo spettacolo offerto dalla politica è semplicemente deprimente”, ribatte il Presidente della Camera. Ma questo lo avevamo capito da soli. Poi Berlusconi decide di passare ad altro: “meglio lasciar perdere“. Anche Fini lo vorrebbe tanto, ma non può. Così impiega nove minuti – e con due mesi di ritardo – per dire, sostanzialmente, che non sa nulla di più di quanto già detto. L’unica vera notizia è che se dovesse essere confermato che la casa di Montecarlo è di proprietà del cognato Giancarlo Tulliani allora sarebbe disposto a dimettersi dalla terza carica dello Stato. Un po’ poco per l’isteria che si era creata nelle ore precedenti. E Grillo? I soliti requiem a partiti e politica intervallati dalla solita auto-rivendicazione di alterità e purezza (“questo è il fango più pulito d’Italia“, “siamo gli squadristi della raccolta differenziata”, “voliamo alto” etc.). Ma per il discorso politico vero e proprio tutto rimandato a oggi.

Che resta? Resta un fatto: che l’intera giornata sia stata monopolizzata dalla Rete.La vera notizia è che ieri tutto è accaduto in Rete, e nessuno se ne è nemmeno accorto. Una giornata come le altre. Eppure è una notizia che personalità diversissime, come Berlusconi, Fini e Grillo, abbiano tutte deciso di dare precedenza a Internet per perseguire i loro scopi. Chi per parlare direttamente al suo popolo, chi per rispondere alle schegge impazzite di una campagna mediatica dai toni e dalle proporzioni insensate, chi per mostrare che un rinnovamento è possibile proprio a partire dal Web, capace di farsi poi carne, musica e pulitissimo fango.

Tutto bene dunque? Non proprio, perché in nessuno di questi tre casi la Rete è stata usata per ciò che è, ossia uno strumento di dialogo e confronto diretto. Al contrario: Berlusconi, Fini e Grillo hanno utilizzato il Web come un megafono delle loro idee, un megafono più cool e potente della televisione, ma che sostanzialmente comunica allo stesso modo: dalla loro bocca (una) alle orecchie di chi ascolta (molti). Che ne è dell’aspetto sociale della comunicazione, che è il vero e proprio cardine del Web 2.0? Berlusconi in passato ha provato a rispondere a domande formulate dai suoi fan sfegatati, gli utenti di Forzasilvio. Ma ha compreso che l’operazione aveva un effetto involontariamente comico, e così è tornato agli audiomessaggi. Alla faccia dell’interazione. Fini, poi, sembra aver adottato la strada del videomessaggio su YouTube per evitare una conferenza stampa in cui avrebbe dovuto cercare di rispondere alle domande dei mastini di Libero e il Giornale, che hanno finalmente potuto sfogare tutta la rabbia per anni di inchieste soffocate (riguardavano sempre il loro datore di lavoro) grazie ai 55 metri quadri monegaschi che stanno tenendo in bilico il Paese. Insomma, più che uno strumento di confronto, il Web sembra essere stato un modo per evitarlo. Una sorta di rifugio da cui emettere il proprio comunicato e sparire. Quanto a Grillo, beh, interagire con lui è da sempre sostanzialmente impossibile. E’ anche fisiologico, se si pensa che ogni post sul suo blog scatena migliaia di commenti. Tuttavia lo stile comunicativo è quello dell’ “io parlo – tu ascolti”. Come nelle rare interviste concesse dall’ex-comico, che si tramutano quasi istantaneamente in monologhi. Una attitudine condivisa da molti suoi lettori, bravissimi a dialogare tra loro (come nell’esperienza dei “Meetup”) ma molto meno capaci di ascoltare chi la pensi diversamente. Quel maxi-palco di Cesena fa capire una volta di più che la Rete può diventare un prato gremito di giovani, ma non fa capire altrettanto chiaramente come potrebbe dare voce a ciascuno di loro, piuttosto che al personaggio noto di turno (un cantante, un premio Nobel, lo stesso Grillo).

E’ stata dunque una giornata frustrante, senza novità dal punto di vista contenutistico e capace, anzi, di confermare anche da quello formale, di metodo, che non necessariamente l’uso di Internet debba rincuorare quegli italiani che hanno davvero interesse a partecipare della vita politica del Paese. Se qualcuno li ascolta, in sostanza, ieri è stato bravissimo a fingere il contrario.

 

Blog dell’autore: Il Nichilista