Enrico Letta su twitter ha dichiarato : “Ce l’abbiamo fatta!CommissioneUe annuncia ora ok a più flessibilità x prossimi bilanci x paesi come Italia con conti in ordine. #serietàpaga”. Pagella Politica ha effettuato il fact checking della dichiarazione di Letta e si è espressa con un “C’eri quasi”.
[ad]Il Presidente del Consiglio Enrico Letta abbandona l’aplomb istituzionale e festeggia dal suo profilo Twitter in un tripudio di punti esclamativi, “x” e hashtag l’annuncio della Commissione europea, che consentirebbe all’Italia una maggiore flessibilità nel rispettare gli implacabili parametri del Patto di Stabilità e Crescita. Ma andiamo per ordine.
Il tre luglio, dinanzi all’assemblea del Parlamento europeo riunito a Strasburgo in sessione plenaria, il Presidente della Commissione José Barroso ha annunciato:
Il Commissario europeo agli affari economici Olli Rehn ha successivamente inviato una lettera ai ministri delle Finanze dell’UE con ulteriori condizioni. Si precisa infatti che questa possibilità è concessa solo “se la crescita economica dei Paesi membri resta negativa o ben al di sotto del suo potenziale, se la deviazione non comporta una violazione del tetto del 3% del rapporto deficit/Pil e sono rispettate le regole sul debito pubblico“.
Ehm… quindi?
In pratica la Commissione sta allentando alcuni dei parametri di bilancio per consentire ai Paesi in difficoltà di promuovere investimenti pubblici.
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[ad]Si tratta di un obiettivo per cui l’Italia si è spesa, promosso prima dal Governo Monti (che proponeva la cosiddetta “golden rule” – lo scorporo dal deficit delle spese per investimenti produttivi) e successivamente dal Governo Letta (che chiedeva un più modesto margine di spesa per il 2014 per interventi strutturali per la crescita, senza che la Commissione europea lo considerasse incompatibile con gli obiettivi di pareggio del bilancio). Ma ci sono una serie di caveat non da poco:
- la deviazione non è garantita automaticamente: la Commissione si riserva di “considerare” se consentirla, con una valutazione fatta “caso per caso”.
- la deviazione è solo temporanea (valida per il 2013 e 2014) e non si potrà spendere e spandere liberamente: sarà consentita solo per determinati tipi di investimenti pubblici (“progetti co-finanziati dalla Ue nell’ambito della politica strutturale e di coesione, delle reti trans-europee e della ‘Connecting Europe Facility”)
- non è possibile sforare il tetto del 3% del rapporto Deficit/Pil. La Commissione europea ha recentemente chiuso la procedura di infrazione per deficit eccessivo contro il nostro Paese. Da un picco del 5,5% raggiunto nel 2009, il deficit è stato portato al 3% del Pil nel 2012 e la Commissione stima che si attesterà al 2,9% nel 2013 e al 2,5% l’anno prossimo. Dunque sotto questo punto di vista, l’Italia, come rivendica Letta, avrebbe i “conti in ordine”. Ma se bisogna rispettare la soglia del 3% è evidente che i margini di manovra sono molto ridotti.
- bisogna rispettare le regole sul debito pubblico, tra cui l’impegno, stabilito dal Fiscal Compact, a ridurre il debito di un ventesimo all’anno, verso l’obiettivo (per noi lontano anni luce) del 60% del rapporto Debito/Pil. Questo Barroso non l’aveva detto: l’ha aggiunto Rehn, dopo il tweet di Letta, quasi a volergli rovinare la festa. Perché è ancora più evidente che, per un Paese come l’Italia con un debito pubblico stimato al 132% nel 2014, i margini di manovra sono ancora più ridotti, come riconoscono alcuni funzionari della Commissione europea sul Financial Times (articolo accessibile solo tramite abbonamento). C’è chi va perfino oltre, come Reuters, e sostiene che sia improbabile che l’Italia possa beneficiare di questa misura, a causa del debito troppo elevato.
Letta può giustamente rivendicare lo zampino italiano in questo annuncio. Ma il suo tweet, anche per gli ovvi limiti di spazio, cela le condizioni delineate dalla Commissione europea e i limiti in cui potrà muoversi l’Italia. Il gongolante Letta dovrà accontentarsi di un “C’eri quasi”!