La sfida di Civati
In occasione della chiusura del Politicamp di Reggio Emilia, Pippo Civati, esponente del PD già da tempo conosciuto nel mondo del web ma ultimamente salito alla ribalta mediatica a causa delle sue posizioni critiche e intransigenti in occasione della rielezione di Napolitano e della formazione del governo di larghe intese che ha visto coinvolti PD, PdL e SC.
L’intenzione di Civati di candidarsi alla segreteria è già nota da tempo, e già da alcuni mesi dalle pagine del suo blog era possibile iscriversi e dare la propria adesione a sostenere la candidatura del deputato lombardo; la formalizzazione dei giorni scorsi, tuttavia, segna un vero e proprio salto di qualità nelle intenzione di Civati, ufficializzando la sua posizione e segnandolo una volta per tutte come candidato alla successione di Guglielmo Epifani.
Malgrado questa ufficializzazione, lo scenario precongressuale democratico rimane piuttosto oscuro, e in una simile situazione diventa difficile capire quali possano essere le reali speranze di Civati di vincere questa sfida delicatissima.
Se infatti paiono ormai certe le candidature di Gianni Cuperlo, fedelissimo di Massimo D’Alema, e Stefano Fassina, bersaniano, i due veri nomi che possono sconvolgere il panorama delle future primarie sono quelli di Enrico Letta e Matteo Renzi: il primo sta progressivamente conquistando popolarità, malgrado un’azione di governo non particolarmente incisiva, il secondo anche ruffianamente ritarda sempre di più la propria candidatura anche per creare maggiore suspance intorno al proprio nome e guadagnarne in tal modo in termini di visibilità e notorietà.
[ad]Rispetto a tali nomi, tuttavia, si vede chiaramente come Civati si ponga in maniera del tutto differente e si rivolga ad un elettorato tutto sommato differente rispetto ai suoi concorrenti potenziali o reali.
Cuperlo, se non altro per la sua associazione a Massimo D’Alema, appare come l’erede designato dell’apparato del partito; Fassina, pur proveniente dai Giovani Turchi, pare incapace di far presa sull’ala sinistra del partito; Letta si prefigura in qualche modo come il garante delle riforme a piccoli passi, il mediatore, capace di tenere insieme le diverse anime del partito; Renzi, infine, che in caso di candidatura sarebbe il grande favorito, è abbigliato della sua consueta veste di rottamatore, ma con proposte politiche di stampo liberista.
Le prerogative politiche e partitiche di cui si fa portavoce Civati – da un lato formazione, ambiente e lavoro, e dall’altro trasparenza e scalabilità – nonché i suoi richiami al popolo delle primarie, a Prodi, a Rodotà e a SEL, lo rendono quindi il naturale riferimento di quegli elettori che a marzo ed aprile hanno vissuto il più grande incubo della propria vita politica, con un PD così frantumato da rinnegare persino il proprio padre fondatore e costretto ad accettare il governo con il PdL da una posizione di deboleza malgrado l’enorme vantaggio numerico in termini di seggi.
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