Secondo il Corriere della Sera, l’interdizione dai pubblici uffici per Silvio Berlusconi potrebbe non decorrere dall’eventuale sentenza di condanna della Cassazione sul processo Mediaset, che verosimilmente dovrebbe arrivare alla fine del 2013.
[ad]Tutto questo per una serie di cavilli e complicazioni giuridiche: metà del processo Mediaset, e quindi metà del reato, si prescrive a settembre, in forza di una delle cosiddette leggi “ad personam”, la ex-Cirielli approvata nel 2005.
Dunque, anche nel caso in cui la Cassazione ne confermasse la colpevolezza, l’ex premier potrebbe scampare allo scatto della tanto temuta interdizione dai pubblici uffici a fine 2013 con la conseguente perdita dello status di parlamentare e l’impossibilità di ricandidarsi.
Il tutto grazie alla combinazione di tre elementi giuridici: il primo è un complicato calcolo sui vari periodi di sospensione subiti dal dibattimento; il secondo è l’imminente prescrizione di una delle due annualità fiscali (il 2002) per le quali il Cavaliere è stato condannato in primo grado e in appello a 4 anni di reclusione e a 5 di interdizione; l’ultimo è la conseguenza procedurale messa in atto da questa parziale prescrizione e quindi un probabile nuovo processo d’Appello anche solo per calcolare la pena residua relativa all’annualità 2002.
Per orientarsi nel ginepraio di norme e tempi occorre fare chiarezza e partire dalla richiesta di rinvio a giudizio, nella quale la Procura di Milano nell’aprile 2005 contestava a Berlusconi ben 368 milioni di dollari, nel triennio ’95-’98, di maggiorazioni di costi dichiarati per pagare meno tasse. Ma il 5 dicembre 2005 la legge ex Cirielli, votata dalla maggioranza di Berlusconi, accorcia i termini di prescrizione, e durante il processo di primo grado estingue le appropriazioni indebite, i falsi in bilancio e quasi tutta la frode fiscale. Ad ottobre 2012 la sentenza del Tribunale dichiara prescritta un’altra annata, il 2001 per 6,6 milioni di euro evasi, ma condanna l’ex premier per le due residue annualità: il 2002 che vale 4,9 milioni evasi a fronte di 397 dichiarati, e il 2003 che vale 2,4 milioni evasi a fronte di 312 dichiarati.
Ora, però, con il 2002 che si prescrive, il quesito è: se anche la Cassazione ritenesse di confermare la colpevolezza di Berlusconi sul superstite 2003, potrebbe rideterminare da sola la pena dopo che si è prescritta una delle due annualità sulle quali i 4 anni di condanna erano stati calcolati dai giudici di merito? Ricordiamo sempre che la Cassazione è giudice solo del diritto e mai del merito e non può quindi rimodulare la pena diversamente.
Ecco quindi che, anche se la Suprema Corte a fine 2013 confermasse la colpevolezza di Berlusconi, ne farebbe passare subito in giudicato la responsabilità per frode fiscale per il 2003, ma sarebbe costretta a ordinare un nuovo giudizio d’Appello a Milano ai soli fini del ricalcolo della pena, dato che i 4 anni della condanna riguardano sia il 2002 chee il 2003, ma il 2002, appunto, è prescritto. Tale passaggio processuale, pertanto, necessiterebbe di almeno un altro anno, allontanando l’appuntamento di Berlusconi, oltre che con i 4 anni di reclusione, anche con i 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, cioè con la pena accessoria comminata per le condanne non inferiori a 3 anni di reclusione.
PROCESSO MEDIASET, UDIENZA IN CASSAZIONE IL 30 LUGLIO
E’ arrivato stamani in Cassazione il ricorso della difesa di Silvio Berlusconi contro la condanna a quattro anni di reclusione per frode fiscale e a cinque di interdizione dai pubblici uffici nel processo Mediaset. La data dell’udienza è stata immediatamente fissata il prossimo 30 luglio davanti alla sezione feriale della suprema corte. La decisione ha sconcertato l’intero Pdl. La pasionaria Daniela Santanché chiede al partito di “passare all’azione”. Dello stesso avviso Sandro Bondi che incita ad una “forma di resistenza non violenta”. Per l’ex ministro Mariastella Gelmini dietro alla scelta di arrivare ad un verdetto definito “a tempo di record” c’è “un piano per distruggere politicamente Berlusconi”. Ironico il capogruppo al Senato del Pdl Renato Schifani “ “Mentre i tribunali chiudono per ferie, mentre i processi civili si celebrano con estenuante lentezza, mentre milioni di italiani aspettano giustizia, la Cassazione brucia i tempi e con una velocità da guinness dei primati fissa l’udienza sul processo Mediaset”.