Rcs: è apparsa questa mattina, in una delle pagine a pagamento del Corriere della Sera, la lettera aperta di Diego Della Valle, imprenditore proprietario, tra le altre aziende, di Tod’s e della Fiorentina, indirizzata a Giorgio Napolitano.
La lettera, un accorato appello al capo dello Stato rispetto alla vicenda RCS, ha come suo perno centrale la nobile volontà di mantenere la libertà di stampa e di pensiero nel Paese. “E’ in pericolo la libertà di opinione di un pezzo importante della stampa italiana – si legge nella lettera – e vedendo che sulla questione Rizzoli è già stato coinvolto da altri, anche io, e credo molti italiani, abbiamo bisogno di conoscere il suo pensiero”.
[ad]La vicenda inizia il 30 maggio scorso, quando i soci di RCS, colosso dell’imprenditoria che gestisce anche il Corriere della Sera e la società editoriale Rizzoli, ha votato l’aumento di capitale, che sarà portato fino a 400 milioni, unica via per il salvataggio dall’azienda dalla forte sofferenza inflitta dalla crisi economica. In tale contesto è stato anche accordato che la metà di questa cifra sarà sottoscritta dal patto di sindacato, cioè un accordo scritto tra alcuni soci per permettere a questi di avere un’unica linea nel cda e di controllare la società. Attualmente nel patto di sindacato di RCS siedono alcune tra le più importanti aziende italiane, come la Pirelli, la Fiat, Intesa Sanpaolo, Assicurazioni Generali. Dopo numerose polemiche e tentennamenti, anche l’imprenditore marchigiano ha deciso di aumentare la propria partecipazione nel capitale di RCS, nonostante la fuoriuscita dal patto di sindacato, per controbilanciare la mossa di John Elkann, presidente della Fiat, di aumentare la propria partecipazione fino al 20%.
La mossa del Lingotto è stata mal vista dal presidente di Tod’s che non approva questo sprint in avanti del giovane Elkann, che vuole così diventare più influente nella gestione del gruppo. Di qui partono le accuse dell’imprenditore marchigiano che, accusa la Fiat di voler essere più influente nella linea editoriale del Corriere della Sera, così da evitare “mattonate dietro la testa quando andrà via”, con un chiaro riferimento all’imminente fusione tra Chrysler e Fiat.
Della Valle racconta di aver incaricato i suoi emissari di non acquistare titoli del gruppo RCS, non volendo partecipare all’aumento di capitale, ma poi, racconta, “a un certo punto, ho chiuso gli occhi, e mi è sembrato di tornare bambino, quando guardavo i notiziari di quando ero bambino e facevano vedere il Duce che tagliava il grano ad agosto”.
La volontà di Della Valle, come spiegato nella lettera, è quella di fare un passo indietro per lasciar libera la linea editoriale del gruppo e, in particolare, del Corriere della Sera. “A questo punto sarebbe necessario che noi tutti, – si legge nella lettera – il Gruppo che io rappresento, la Fiat, Intesa e Mediobanca, invece di rafforzare le nostre posizioni, facciamo un passo indietro e lasciamo completamente l’azionariato del Gruppo liberandolo così da tutte le vecchie polemiche e da tutte le dietrologie di ogni tipo”. “Mi sono rivolto a Lei perché, per ottenere tutto questo, considerando l’attuale indisponibilità di alcuni dei protagonisti a seguire questo percorso, c’è bisogno di una voce forte al di sopra delle parti e della massima autorevolezza che lo richieda nell’interesse di un processo indispensabile di modernizzazione del Paese”. Della Valle, infine, denuncia il totale silenzio della politica sulla questione che ha costretto a farlo rivolgere direttamente al Capo dello Stato che nel pomeriggio ha risposto all’imprenditore. ”Naturalmente – scrive Napolitano in una nota – non spetta a me alcun commento su questioni e proposte rimesse alla libera determinazione di soggetti economici e imprenditoriali e al giudizio del mercato”
Francesco Di Matteo