Fmi ribassa le stime di crescita di aprile
Giungono nuovi segnali dal Fondo Monetario Internazionale che lasciano comprendere quanto sia necessario rivedere le misure per la crescita ora che i bilanci dei paesi a rischio sembrano essere stati messi al riparo da imminenti disastri economici che avrebbero potuto causare una reazione a catena su livello mondiale.
Tra i tanti effetti collaterali della globalizzazione (che è un procedimento già avvenuto e completato, non in corso d’opera, come dimostra la crisi del 2008), infatti, è presente anche un effetto di ripercussione diretta dei problemi di un singolo stato sull’economia di tutti i paesi del mondo a seconda della capacità economica di ciascuno. Il mondo è sempre stato così, da sempre abbiamo sperimentato gli effetti dell’effetto farfalla senza mai renderci conto, però, di quanto l’interdipendenza tra gli stati fosse diventata forte ai giorni nostri. Al momento è perciò diventato chiaro che se il Pil della Cina crescerà di meno quest’anno, ciò non comporterà semplicemente un abbassamento della crescita del pil globale, stimata per quest’anno al 3,1% dal Fmi e al 3,8% per l’anno prossimo (0,2 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni di aprile in entrambi i casi), ma un concreto ed effettivo abbassamento della ricchezza prodotta per tutti.
[ad]Stando alle previsioni comunicate oggi dall’organo internazione diretto da Christine Lagarde, il ribasso delle stime di crescita non riguarda soltanto l’Italia, il cui pil si contrarrà di 0,3 punti percentuali in più durante il 2013 rispetto a quanto stimato tre mesi fa per poi crescere dello 0,7%, secondo le stime attuali, nel 2014. Difatti, è proprio Eurolandia nel suo insieme che, secondo il Fmi, accuserà una contrazione dello 0,6% (ad aprile si parlava di 0,4%) per tornare a crescere nel 2014 dello 0,9%. La Germania si conferma locomotiva d’Europa ma già da tempo ha incontrato una salita più ripida di quel che credesse e, secondo i dati comunicati oggi, crescerà solo dello 0,3% nel 2013, la metà di quanto era stato affermato in precedenza, mentre nel 2014 dovrebbe raggiungere l’1,3%. Significativa è anche la contrazione dello 0,2% del pil francese, che, però, salirà allo 0,8% l’anno prossimo, dato invariato rispetto alle stime di aprile, come il calo dell’1,6% previsto per la Spagna, il cui pil si fermerà per il 2014.
A condurre il Fmi al ribasso delle previsioni di crescita e all’aumento di quelle sulle contrazioni, è stata, probabilmente, la mancata applicazione di misure per lo sviluppo, su cui l’organo internazionale diretto da Lagarde spinge in particolar modo, data la condizione di recessione economica dell’area euro, alla cui banca centrale, la Bce, consiglia di mantenere una «politica monetaria accomodante», affermazione che pare implicitamente condivisa dal suo Presidente Mario Draghi, tramite cui mettere in pratica «Politiche per ridurre la frammentazione del mercato finanziario, sostenere la domanda, riformare i mercati dei prodotti e del lavoro», misure cruciali per sostenere la crescita e la creazione di posti di lavoro. Per chi vuole leggere tra le righe, la chiara richiesta del Fmi, è quella di proseguire il cammino verso l’unione bancaria e la creazione di un meccanismo unico di risoluzione delle crisi future e, forse, l’obiettivo principale di queste stime negative è proprio quello di spingere i governi dei paesi europei a fare di più, più in fretta e pensando maggiormente al futuro.