Discorsi potenti, una ghost writer svela “i trucchi” del linguaggio politico
[ad]Una dieta scorretta e squilibrata può far dimenticare cosa sia un’alimentazione sana, sminuendo di fatto l’importanza che quest’azione ha per la vita umana.
Qualcosa di simile rischia di accadere, ogni giorno, con le parole, da cui dipende il mantenimento e il funzionamento di un “organismo” che è la comunità.
E’ infatti come se politica e pubblicità avessero per anni somministrato anabolizzanti alle parole, per gonfiarne artificiosamente l’efficacia, a fronte di contenuti piuttosto modesti.
Si è diffusa così una persistente sfiducia e diffidenza nei confronti delle parole e del loro potere, ciò ha fatto attecchire un atteggiamento a metà tra il pregiudizio e il luogo comune, secondo cui, soprattutto in politica, un discorso persuasivo e evocativo nasconde inevitabilmente un inganno per i cittadini.
Flavia Trupia, ghost writer e consulente di comunicazione, nel suo blog Discorsi Potenti (che è anche un libro) prova a rovesciare questo assunto, svelando praticamente i meccanismi su cui si fondano discorsi riusciti – o al contrario piuttosto infelici – dei leader dei partiti o dei personaggi di attualità. Specializzata in comunicazione d’impresa, Flavia Trupia ha lavorato dal 1993 al 2002 nella comunicazione per organizzazioni pubbliche e private.
Libera professionista dal 2006, è docente di tecniche di scrittura tradizionale e web, comunicazione istituzionale, pubblicità. Nelle disamina degli strumenti retorici dei personaggi che analizza, Trupia mette in campo la propria esperienza di ghost writer, termine con cui si indica una sorta di “scrittore ombra”, pagato per scrivere libri, articoli, o, appunto discorsi politici, ufficialmente attribuiti a un altro autore.
Scorrendo le pagine del blog, Trupia ci spiega, ad esempio, cosa ha consentito all’espressione “rottamatore”, introdotta nel linguaggio politico di Matteo Renzi, di fare immediatamente breccia nell’arena comunicativa. “Qual è il suo segreto? È uno straniamento. In stilistica è una procedura che porta a deformare il linguaggio, creando una percezione inedita. È quanto succede prendendo in prestito l’espressione rottamare dal mondo delle auto usate e trasportandola nel mondo della politica”. O ancora, mette in evidenza che il virus “responsabile” del lavitolese, il linguaggio burino del potere, è potenzialmente sempre in agguato, in quanto mescola “il vernacolo dei senti a me, il turpiloquio […] le tecniche da imbonitore del chiamare tutti Amo’, il passepartout per farsi ascoltare e rispettare del me lo ha detto Lui”.
A proposito della performance di Berlusconi in una puntata di Servizio Pubblico lo scorso gennaio, Trupia sottolinea come, sorprendentemente, il leader del PDL sia riuscito a volgere a propria vantaggio questa ospitata in “territorio nemico”, “Berlusconi ha giocato il ruolo del simpaticone che si divertiva un sacco. Il cavaliere sembrava averne fatto un punto d’onore, dopo che i bookmaker nazionali e internazionali avevano scommesso che si sarebbe alzato e avrebbe lasciato la trasmissione stizzito. E invece no […] È una climax, una scala. Sempre di più. Silvio Berlusconi non solo non ha perso le staffe, ma ha improvvisato numeri da cabaret, come quando, con le movenze di un comico navigato, ha pulito la sedia sulla quale era stato seduto il suo nemico giurato di sempre: Marco Travaglio”.
(Per continuare la lettura cliccate su “2”)
[ad]Lo scorso giugno Roma ha eletto il proprio sindaco, dovendo scegliere tra Ignazio Marino, candidato del PD, e Gianni Alemanno, primo cittadino uscente.
E anche in questo caso, spiega Trupia, la retorica di entrambi ha percorso una strada precisa. “Salvezza e liberazione sono le parole chiave di questa campagna elettorale ormai agli sgoccioli e i due protagonisti, pur nella loro diversità, giocano entrambi il ruolo dei supereroi in grado di sottrarre dal pericolo i cittadini, il mondo e la galassia”.
Blog come quello di Trupia, o come quello di Giovanna Cosenza, rappresentano preziose risorse in rete, una sorta di “cassetto degli attrezzi” che ci aiuta a orientarci nella comunicazione che ci circonda, ma a volte addirittura arriva a invaderci. Risorse come queste ci permettono di essere più consapevoli, tornare a essere attori in grado di giocare un ruolo, anche laddove scegliamo di essere oggetto della persuasione altrui. E perché no, diventare a nostra volta abili nel costruire discorsi efficaci, che vadano a segno, superando i luoghi comuni secondo cui le parole sono necessariamente “il male”. Perché non c’è niente di male nel fatto di esprimersi con un linguaggio curato, personale e immaginifico, a patto che, oltre al fumo, ci sia anche l’arrosto. Preferibilmente succulento, e abbondante.