I calcoli del MEF sulla lotta all’ evasione: “Non sono stati riscossi 545,5 miliardi”
Nella girandola di critiche, downgrades e outlooks negativi che si stanno susseguendo in questi giorni, l’economia italiana subisce un nuovo colpo. Infatti, nella seduta odierna, la Commissione Finanze della Camera ha discusso le tabelle pubblicate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) sui dati della lotta all’ evasione negli ultimi 12 anni.
Una cifra su tutte descrive al meglio la debole incidenza del legislatore sugli evasori: lo Stato deve ancora riscuotere 545,5 miliardi di euro (carico residuo), sebbene siano stati emessi ruoli per 807,7 miliardi. Il ritorno fiscale è stato di 69,1 miliardi (carico riscosso), una “miseria”.
[ad]Il vice ministro del dicastero di via XX Settembre, Luigi Casero – in risposta ad una interrogazione congiunta del presidente della Commissione Daniele Capezzone (Pdl) e del componente montiano Enrico Zanetti – ha confermato ai propri colleghi che “a seguito del decorso di un decennio dall’affidamento del carico all’agente di riscossione, il dato del riscosso tende strutturalmente ad attestarsi intorno al 20%”. Si tratta evidentemente di una situazione spinosa, in quanto compromette la credibilità dell’agente incaricato della riscossione, cioè Equitalia, bersaglio di imprenditori e partiti durante la scorsa campagna elettorale per le Politiche di febbraio.
Ora, non tutta la cifra mancante dalle casse dell’Erario riuscirà a essere recuperata, sia per le lungaggini burocratiche che ne rallentano l’azione sia per gli evidenti ostacoli giudiziari, dal momento che bisogna vagliare nel merito i casi di fallimento, che pesano per 107,2 miliardi. La brutta notizia arriva proprio dalle parole del vice ministro: “L’Agenzia delle Entrate con riferimento ai residui attivi al 31 dicembre 2012 inoltrati dalla Ragioneria Generale, ha comunicato una percentuale di abbattimento pari all’82%”. Inoltre “Al 31 dicembre 2012, oltre l’80% del carico residuo era riferibile a debitori iscritti a ruolo per importi complessivamente pari o superiori a 500.000 euro”. È pur vero che 20,8 miliardi sono soggetti ad un accordo di rateizzazione tra Equitalia e i contribuenti, concesso a questi ultimi in base ad evidenti o sopraggiunte difficoltà economiche, che compromettono il recupero dei crediti.
In effetti, nonostante i blitz spettacolari (e spettacolarizzati) contro i “raggiratori” del fisco del precedente governo Monti – che comunque rimarrà nel novero dei pochi esecutivi intenzionati ad arrestare questa cancrena – non sono bastati a dare un segnale forte al problema italiano per eccellenza.
Intanto, secondo Bankitalia, il carico fiscale del nostro paese ha superato la soglia del 42,6% del 2011: pertanto nel 2013 la percentuale si è assestata al 44%, cifra che ci colloca al quarto posto nella speciale classifica della pressione fiscale dei paesi europei, dopo Belgio (47,1%), Francia (46,9%) e Austria (44,2%). Abbiamo si scavalcato la Finlandia (43,5%), ma questa volta c’è poco da festeggiare.