Il ritorno di Goffredo Bettini
Bettini: partito unico del csx e primarie delle idee
Il documento dell’ex braccio destro di Veltroni che piace a Renzi
Martedì 9 luglio, a Roma, Goffredo Bettini ha presentato il documento che sottoporrà alla platea del prossimo congresso del Pd e che si propone di superare gli steccati delle varie correnti che animano il partito. Bettini, che ha mosso i suoi primi passi politici nella sezione capitolina Campo Marzio, è divenuto negli anni l’uomo forte del pd romano, kingmaker delle scalate al Campidoglio di Francesco Rutelli, Walter Veltroni (di cui è stato braccio destro anche sulla scena nazionale) e per ultimo Ignazio Marino.
[ad]Il titolo del suo documento congressuale non usa mezzi termini: “Più idee e meno correnti”. Nel testo l’ex coordinatore della segreteria di Veltroni richiama i temi di un libro che ha scritto due anni fa (“Oltre i partiti”, Marsilio) e in particolare l’idea di un nuovo “campo democratico”, un unico soggetto politico con al suo interno tutte le svariate anime del centrosinistra. Gli esempi della praticabilità del progetto sarebbero le vittorie ottenute dal centrosinistra nelle elezioni amministrative degli ultimi anni. Dall’affermazione di Fassino a Torino a quelle di Zedda a Cagliari e Pisapia a Milano, dal successo di De Magistris a Napoli sino alla recente riconquista di Roma da parte di Marino.
Il documento di Bettini è diviso in quattro parti. La prima è una presa di coscienza sulla “sostanziale sconfitta del Pd alle ultime elezioni”. “Non aver preso atto onestamente, subito dopo il voto, di questa realtà – si legge – ha portato a una catena impressionante di errori”. Bettini non risparmia critiche alla gestione “affannosa” e “confusa” del periodo post voto, giunta al suo apice nei drammatici giorni dell’elezione del Presidente della Repubblica. Da qui il precipitare degli eventi e l’ineluttabilità del governo Letta, sul quale però pende la spada di Damocle delle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi.
Ad ogni modo, secondo Bettini, il governo di larghe intese non affronta il grande tema che affligge l’Italia: la crisi della rappresentanza politica. Problema che ha investito lo stesso Pd, che da anni “si dibatte in un ginepraio di correnti, sottocorrenti, personalismi e cordate di potere”. “Le correnti attuali e i leader che le comandano – scrive il democratico – non devono rendere conto a nessuno, perché non hanno alcuna radice sociale, ideale, programmatica”. Alla soluzione di questo problema sono dedicati gli altri capitoli del documento.
La ricetta bettiniana per scardinare il correntismo si articola in due mosse: la costruzione del “campo democratico” (unico, largo e inclusivo); l’introduzione di pratiche di democrazia deliberativa. La prima è motivata dal fatto che nella società del 2013 non trovano più riscontro vecchi cleavage e ragioni di divisione. “Agli schemi astratti di alleanza o conflitto degli stati maggiori – sostiene Bettini – vince la semplicità di una spinta trasversale che unisce e mescola le persone”. La prova, è il ragionamento, è data dall’atteggiamento degli elettori del centrosinistra delle città, dove avrebbero dimostrato di non interessarsi al partito o alla corrente ai quali appartenessero i candidati sindaci.
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