Caso Ablyazov: Alma racconta, mi urlavano puttana russa.
[ad]Il memoriale è stato rilasciato dai legali di Alma Shalabayeva al Financial Times ed è datato 22 giugno. Originariamente era scritto in lingua russa ma, su richiesta dello stesso foglio britannico, è stato poi tradotto in inglese e pubblicato.
Al suo interno, il racconto degli ultimi tre giorni vissuti dalla moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov in Italia, dalla notte del blitz alla permanenza al Cie di Ponte Galeria fino alla partenza per Astana.
Secondo quanto scritto da Alma, a fare irruzione sono state “30-35” persone, più “una ventina” rimasti fuori all’edificio: “Erano vestiti di nero. Alcuni di loro avevano catene d’oro al collo, molti avevano la barba, uno una capigliatura punk con una cresta”.
Tra loro anche “una donna, di circa 30 anni, che mi ha accompagnato dovunque andassi nella casa”, scrive ancora la moglie di Ablyazov al quale gli autori del blitz chiesero le generalità e, solo dopo diversi minuti di esitazione e di tensione crescente, la donna decise di mostrare loro il suo passaporto centrafricano. “Non avevano nessun segno esterno da cui si potesse capire che erano poliziotti e militari. Ma tutti avevano delle pistole e parlavano tra loro in italiano”, sono le parole della donna che racconta come ad un certo punto le fu ordinato di vestirsi e di venire via: “Con me non avevo né soldi, né documenti, non avevo un avvocato né un interprete”.
Intanto oggi, lunedì 15 luglio, Sel e M5s hanno depositato una mozione di sfiducia alla Camera nei confronti del ministro dell’Interno Angelino Alfano per la vicenda dell’espulsione di Alma Shalabayeva.
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