Considerazioni sulla proposta Mucchetti

Pubblicato il 17 Luglio 2013 alle 10:52 Autore: Matteo Patané

Occorre tuttavia osservare come il termine di un anno, indicato a tutti gli effetti come misura del regalo del PD a Berlusconi, sia in realtà solo il termine estremo, valido solo qualora il Cavaliere scelga di restare in politica e rinunciare a Mediaset e la vendita della stessa non vada a buon fine. In tutti gli altri casi il tempo sarebbe più breve, fino a ridursi a trenta giorni nell’ipotesi più estrema nell’altro senso.

[ad]Quello che in ogni caso potrebbe essere visto come un regalo in termini di tempo, si traduce in una maggior severità nell’atto della vendita di Mediaset, che come descritto non potrebbe passare di mano all’interno della cerchia dei fedelissimi di Berlusconi né inserita in un blind trust, ma dovrebbe invece essere oggetto di un vero e proprio passaggio di proprietà.

A ciò si potrebbe obiettare che mentre sotto l’egida dell’ineleggibilità Berlusconi sarebbe costretto alle dimissioni, attraverso l’incompatibilità il Cavaliere avrebbe la possibilità di scegliere tra la carica politica ed il controllo delle sue aziende, ovvero gli si darebbe una prerogativa di scelta che prima non possedeva.
Questo, tuttavia, è da considerarsi vero solo se si considera Berlusconi effettivamente ineleggibile secondo la legge attuale, ovvero la formulazione vigente del DPR 361/1957; la norma del 1957 è per forza di cose inadeguata ad esprimere pienamente le sfumature della società attuale, e pertanto l’eleggibilità di Berlusconi è in qualche modo all’interno di una terra di confine che a seconda dell’interpretazione della norma più o meno letterale può far passare il Cavaliere dall’una all’altra condizione.
In un articolo su La Repubblica apparso in data 4 luglio 2013 con il titolo Le anime nobili dei trasmutanti, Franco Cordero ricorda come la Legge 223/1990 ponga un accento tra il formale titolare di concessioni statali ed il beneficiario reale di tali concessioni.
Anche le sentenze relative al processo Mediaset si basano sull’assunto che il reale beneficiario delle concessioni televisive fosse Silvio Berlusconi.
Pesano tuttavia in questa difficile valutazione anche i precedenti: dal 1994 in poi, con maggioranze di qualsiasi colore, l’interpretazione della norma è stata letterale, consentendo a Berlusconi di conservare il proprio seggio dopo l’elezione. Che ciò sia avvenuto per accondiscendenza del centrosinistra nelle occasioni in cui questi era maggioranza è evidente, ma resta il fatto che per cinque elezioni di fila Berlusconi è stato considerato eleggibile.
Né d’altra parte bisogna dimenticare l’episodio delle elezioni regionali del Lazio 2010, quando fu proprio l’interpretazione letterale del regolamento ad escludere la lista del PdL dalla competizione elettorale poi comunque vinta da Renata Polverini.
All’epoca i giornali progressisti reggevano la teoria della verità formale che si fa sostanziale contro il decreto interpretativo frettolosamente varato dal Governo Berlusconi IV per rimediare al pasticcio di Milione, quindi una legge che chiarifichi formalmente le situazioni critiche, si applichi retroattivamente, giustifichi un esito del voto della Giunta differente da quello delle passate legislature e imponga formule di risoluzione del conflitto di interessi anche piuttosto severe in che modo potrebbe essere un regalo a Berlusconi?
Il solo passaggio dall’ineleggibilità (obbligo di dimissioni) all’incompatibilità (scelta tra dimissioni e vendita delle aziende) di certo non giustifica il bombardamento mediatico a cui è stata sottoposta la proposta del Partito Democratico, e lascia invece porte aperte sul modo in cui alcuni influencer della carta stampata e del web pieghino in qualche modo ad esigenze di pancia ciò che dovrebbe essere oggetto di un’analisi più critica e ponderata.

Inoltre non si deve dimenticare che affinché il Cavaliere sia giudicato secondo la proposta Mucchetti questa deve essere approvata in legge, e per di più in tempi terribilmente rapidi.
Salvo cataclismi, quindi, Berlusconi dovrà essere dichiarato eleggibile o meno secondo la vigente normativa, e in caso di risposta affermativa subire poi l’eventuale sentenza della Cassazione prevista per il 30 luglio che ne metterebbe nuovamente a rischio la permanenza in Parlamento.
Il cosiddetto soccorso rosso, se – come probabile – ci sarà, prenderà quindi strade ben diverse da quella della proposta Mucchetti, che si configura invece come un tentativo perfettibile ma interessante di legge sul conflitto di interessi in ambito radiotelevisivo.

L'autore: Matteo Patané

Nato nel 1982 ad Acqui Terme (AL), ha vissuto a Nizza Monferrato (AT) fino ai diciotto anni, quando si è trasferito a Torino per frequentare il Politecnico. Laureato nel 2007 in Ingegneria Telematica lavora a Torino come consulente informatico. Tra i suoi hobby spiccano il ciclismo e la lettura, oltre naturalmente all'analisi politica. Il suo blog personale è Città democratica.
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