Nella notte tra il 31 agosto e il 1° settembre il principe ereditario, nonché ministro della difesa, Mohammed bin Salman attraverso l’emissione di 39 decreti reali ha sollevato dall’incarico il tenente generale Fahd al Saud, suo figlio Abdulaziz bin Fahd e quattro alti funzionari del Ministero della Difesa.
Ufficialmente il generale e suo figlio (vicegovernatore della provincia di Al-Jawf) sono stati sollevati dai loro doveri a causa di un’indagine sulla corruzione da cui sono emerse “transazioni finanziarie sospette presso il ministero della Difesa”.
Dal quando è stato elevato al rango di principe ereditario nel 2017, dopo un colpo di stato di palazzo, bin Salman è di fatto il capo di stato del paese. I punti centrali della sua politica sono la lotta alla corruzione e la diversificazione dell’economia che per ovvi motivi è fortemente legata all’esportazione di idrocarburi e gas.
Tali rimozioni, di influenti personaggi da importanti posti di comando, sono solo l’ultimo giro di vite del governo che da tre anni a questa parte ha lanciato una grande campagna anti corruzione che ha visto decine di reali, uomini d’affari e militari destituiti e praticamente detenuti nell’Ritz-Charlton Hotel di Riyadh.
I critici del regime ritengono che queste azioni siano volte, più che a contrastare la corruzione, a eliminare rivali e concorrenti al potere del principe saudita.
Tuttavia, appare riduttiva quest’unica motivazione poiché Fahd era dal 2018 il comandante in capo delle forze della coalizione guidata dall’Arabia che opera in Yemen. Una guerra quella Yemenita che si trascina ormai dal marzo del 2015 e che ha causato una crisi umanitaria senza precedenti con la stragrande maggioranza della popolazione (circa 24 milioni) che soffre la mancanza di beni di prima necessità e cure mediche. Il conflitto è in una situazione di stallo nonostante la netta superiorità tecnologica militare saudita e ciò può aver condizionato fortemente le azioni del monarca la cui immagine potrebbe subire un duro smacco in caso di mancato raggiungimento degli obbiettivi nel paese.
Si prospetta quindi un cambio di rotta della politica saudita nei confronti del conflitto? Lo sapremo solo nei prossimi mesi. Per ora l’unica cosa certa è che il conteggio di morti e sfollati in Yemen continua ad aumentare sempre più.